A muso duro, su Rai Uno con Flavio Insinna, racconta la vera storia di Antonio Maglio, l’uomo che nel 1960 ha inventato a Roma i Giochi Paralimpici. Scomparso nel 1988, è stato un pioniere delle terapie di riabilitazione dei disabili e un grande neuropsichiatra. In un’intervista rilasciata al magazine Grand Hotel la moglie Maria Stella Canè, 81 anni, non ha esitato a definire il marito un vero e proprio genio.
La donna ha sottolineato che Maglio aveva avuto grandi intuizioni: era un uomo lungimirante. Per facilitare la vita ai disabili aveva adattato le carrozzine, creato tutori, aveva perfino contribuito a realizzare i comandi per farli guidare. Però non ha mai brevettato le sue invenzioni perché tutto quello che faceva lo faceva per amore e non di certo per soldi. La vedova di Antonio ha ribadito che il medico aveva una personalità forte, decisa e ambiziosa.
In più era molto buono e aveva modi signorili visto che aveva vissuto fino ai suoi 18 anni alla corte egiziana: il padre era il segretario di re Fuad I. In più era instancabile e completamente devoto al suo lavoro, che era la sua passione più grande.
La vera storia di Antonio Maglio
Antonio Maglio aveva iniziato ad occuparsi dei disabili mentre lavorava all’Inail, l’Istituto Nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, come consulente medico. A metà degli anni Cinquanta un collega gli chiese di andare con lui a Palestrina, dove c’erano dei ragazzi paralizzati, perché non riusciva a fare una diagnosi adeguata.
Maglio aveva subito capito che si trattava di una lesione al midollo e anziché lasciarli lì andò a parlare con la direzione dell’Inail e nel 1957 fu inaugurato a Ostia il Centro Paraplegici, sotto la sua direzione, con cento posti letto. Lì Antonio iniziò ad utilizzare la terapia riabilitativa, che all’epoca in Italia non esisteva.
“Lui trattava quei pazienti come persone, mai come disabili”
Nel centro di Ostia Antonio Maglio aveva promosso la terapia occupazionale: coinvolgeva i disabili nelle attività quotidiane, perché la sua missione era il reinserimento sociale e lavorativo. A tal proposito la moglie ha rivelato:
“Aveva anche fatto studi sulla sessualità e aveva messo a punto una cura che nella maggior parte dei casi poteva restituire ai paraplegici la capacità di fare un figlio. Una cosa molto importante perché altrimenti la Chiesa avrebbe potuto negare loro il matrimonio religioso non potendo procreare”
Com’è nata l’idea delle Paralimpiadi
A ispirare Antonio Maglio per la nascita delle Paralimpiadi fu il neurologo Ludwig Guttman, che usava la palla medica per la riabilitazione dei reduci di guerra. Ogni anno per queste persone veniva organizzata una manifestazione sportiva che non era però internazionale.
Antonio andò a trovare il collega in Inghilterra, a Stoke Mandeville, ed ebbe l’intuizione di accoppiare quei giochi alle Olimpiadi e di coinvolgere diverse nazioni, per dare un messaggio d’integrazione. La prima edizione dei Giochi Paralimpici si tennero a Roma nel 1960 e la moglie di Maglio ha così ricordato quell’evento:
“Parteciparono 400 atleti in carrozzina provenienti da 23 nazioni. Antonio chiese aiuto all’esercito per portarli perché non c’erano i mezzi di oggi e servivano pullman con lo scivolo”
La vita privata di Antonio Maglio
Prima di conoscere Maria Stella Canè Antonio Maglio aveva sposato un’altra donna che poi morì lasciandolo ben presto vedovo. La coppia perse un figlio, all’età di cinque anni, per meningite. A 60 anni Maglio aveva poi conosciuto Maria Stella, che ne aveva 40.
I due non sono riusciti ad avere eredi, ma la donna è stata vicino al marito fino alla scomparsa di quest’ultimo, avvenuta il 7 gennaio 1988 a Roma. La Canè ha ribadito:
“I ragazzi che aiutava erano la sua famiglia: la domenica li portava tutti a mangiare ai Castelli, in pullman, e le feste comandate li riuniva tutti lì a Ostia per festeggiare insieme. Prima che ci sposassimo, spesso rimaneva a dormire nel centro, aveva un letto dietro il suo studio”