Alessandra Mastronardi, intervistata dal Corriere della Sera, ha ammesso per la prima volta ad un organo di stampa di aver chiuso la relazione con Ross McCall. In progetto c’erano le nozze, ma alla fine al posto dei fiori d’arancio è arrivata inaspettatamente la rottura. Che l’idillio d’amore si fosse infranto lo aveva lasciato intendere la stessa attrice 36enne di recente via social, per smentire le voci di presunti tradimenti di coppia. In quel frangente bollò come fake news le voci adulterine circolante, ma dall’altro lato ammise che la love story era giunta al capolinea.
“Ci siamo lasciati, è durata quattro anni. Sono una da storie lunghe. Purtroppo non è andata. Ora mi guardo intorno, respiro la primavera”. Così l’interprete a proposito del legame avuto con McCall. Nonostante la relazione sia finita, la Mastronardi continua a vivere a Londra, lontana dall’Italia. Perché questa voglia di evasione? “Avevo bisogno di cambiare aria, di crescere, di alzare l’asticella. L’ho deciso sette anni fa. Ho vissuto lo shock del pre e il dopo Brexit, il caro vita, i supermercati mezzi vuoti, gli amici che andavano via”.
Nonostante da tempo dimori in terra anglosassone, il legame con il Bel Paese resta forte e radicato. Anzi, Alessandra sostiene che l’Italia vista da lontano sia ancor più bella: “La ami molto di più, metti a fuoco le cose belle, la luce di Roma, i colori caldi che vanno dall’arancio al seppia, diventa una città all’improvviso romantica. Quando torno mi vengono addosso i difetti, soprattutto l’abbandono”.
Alessandra Mastronardi: “Fui bullizzata da piccola perché facevo l’attrice”
Il percorso nel mondo della recitazione della Mastronardi è stato un cammino anomalo. Non ha mai frequentato scuole per diventare attrice, ma ha comunque cominciato a calcare i set fin da giovanissima. Tutto è iniziato quando aveva 12 anni, per caso. I suoi genitori lasciavano che lei e sua sorella, in vacanza al mare a Fregene, partecipassero a giochi e a sfilate per bambini. Fu in quel frangente che una agente di cinema la notò e le propose un provino. Il padre, di professione psicoterapeuta, diede l’ok a patto che gli impegni fossero solo nella stagione estiva o nel week-end. “Il mio primo film – ricorda l’attrice -, fu con Barbara D’Urso, Il manoscritto di Van Hecken”.
Durante l’adolescenza aveva già alle spalle alcune parti e un buon numero di lavori realizzati, avendo calcato diversi set. Era dunque una star a scuola? Assolutamente no, anzi si scontrò con una realtà non semplice da fronteggiare: “Gli anni del liceo sono stati i più difficili. Recitavo, ero scomoda per i compagni di classe, a un mio spot con Ozpetek regista e Gianni Morandi, e loro mi prendevano in giro, ero abbastanza bullizzata, anche se all’epoca non esisteva questo termine, mi rubarono il cellulare…L’appiglio erano i genitori”.
La 36enne racconta che addirittura, “fino a 25 anni” non ebbe “il coraggio di scrivere sul documento d’identità” che era “un’attrice”. Come accennato, nessuna scuola di recitazione ma tanta esperienza maturata sul campo fin da giovanissima. “Lo sono diventata sul campo, da autodidatta – spiega -. Se vai in una scuola di recitazione e sbagli, ti correggono; se sbagli davanti a milioni di telespettatori…Ho avuto la sindrome dell’usurpatrice di ruoli. La mia scuola è stata I Cesaroni , solo che poi crescevo, volevo emanciparmi da quella romanità popolana e folk, mi sentivo sempre rigettata indietro. Sbagliavo io, ho imparato con gli anni”.
Oggi è un’interprete affermata e ricercatissima. Nonostante ciò, vive ancora con apprensione i provini per ricevere le parti. “Sono la parte più dolorosa del mestiere – sottolinea -, quando vanno male sono un rifiuto, è difficile non prenderla sul personale. Un regista una volta mi disse che mi avrebbe presa se avessi avuto un altro tono di voce, il mio lo infastidiva”.