Esa di Amici 20 ha raccontato la sua storia nel daytime di oggi ed è una storia decisamente difficile. Soprattutto la sua infanzia. Nella seconda puntata della striscia quotidiana sulla scuola di Maria De Filippi il pubblico ha avuto modo di conoscere meglio alcuni alunni della nuova classe. Tra questi c’era proprio Esa Abrate. Il passato del cantante è decisamente molto forte. Il giovane ha 21 anni, ma ha avuto un’infanzia che lo ha segnato per sempre. Esa ha origini del Congo, non è cresciuto con i suoi genitori ed è stato adottato.
Il cantante ha raccontato che sua mamma è morta quando lui aveva un anno, forse due. La madre ha avuto quattro figli, ma lui non era un figlio legittimo, ha raccontato. Essendo illegittimo, non hanno voluto tenerlo in casa ed è stato quindi affidato a un’amica della madre. Questa donna però non è stata affatto amorevole con lui. Esa porta ancora sul suo corpo i segni di quel periodo della sua vita:
“Lei aveva evidentemente qualche problema. Mi picchiava con il caricabatterie. Infatti io ho le cicatrici sulla schiena”.
Il concorrente di Amici 20 ha continuato il racconto della sua vita. All’età di 6 anni suo padre lo ha riconosciuto, ma non era in grado di occuparsi di lui. Il papà non gli permetteva di uscire di casa se non per andare a scuola. Ovviamente come tutti i bambini aveva bisogno di svago e di giocare con altri bimbi. Era sempre a casa da solo, vedeva i bambini al parco e voleva stare con loro. Così quando suo padre non c’era lui scendeva di casa dal balcone, abitando al primo piano. Suo padre non prendeva bene queste scappatelle: “Si arrabbiava un sacco. Mi picchiava con la fibbia della cintura”.
Qualcuno ha segnalato il suo caso agli assistenti sociali, così Esa si è ritrovato in un istituto. Ha passato un anno della sua vita vedendo gli altri bambini arrivare e andare via, ripresi dai genitori oppure adottati. Poi è arrivata anche per lui l’ora di uscire dall’istituto e iniziare la sua nuova vita. Esa di Amici è stato infatti adottato. Se oggi è la persona che è sente di dover dire grazie non solo al suo passato, ma anche al suo presente. Quindi anche ai suoi genitori che lo hanno adottato e gli hanno donato una famiglia.