Antonio Ricci a ruota libera. L’uomo che ha inventato Drive In e Striscia la Notizia ha raccontato una serie di aneddoti inediti e assai curiosi al quotidiano Libero. Chi pensa che non ha mai avuto problemi con Mediaset si sbaglia di grosso. Con i vertici aziendali infatti è stato protagonista di diversi braccio di ferro negli anni. Inoltre, chi crede che tutti gli abbiano detto di sì per l’ambita conduzione del Tg satirico, anche in questo frangente, erra. Un volto, definito dallo stesso Ricci, il numero uno della tv italiana non ha voluto saperne di sedersi dietro al bancone. A onor del vero, inizialmente, ha detto sì. Poi però, per una seria di vicissitudini che hanno coinvolto i piani alti del Biscione, la trattativa si è arenata. Di chi si tratta? Del frizzante Fiorello.
Il no di Fiorello, ma Ricci non si arrende
“Un conduttore che voglio e che non ho mai avuto a Striscia? Fiorello, è il numero uno, ha una marcia in più”. E pensare che una volta era praticamente tutto fatto.
“Mi ha puro detto di sì solo che Confalonieri ha fatto saltare tutto. Mi accordo segretamente con Fiorello che all’epoca aveva il suo programma a Sky. avevamo già preparato il copione, Staffelli sarebbe stato l’altro conduttore e siamo d’accordo su tutto, mi dice che finito l’impegno con Sky verrà da me. Succede che il programma Sky non fa grandi ascolti, ma era logico che fosse così, più del numero degli abbonati era impossibile. Il buon Confalonieri, come Pier Silvio, non sapeva del mio patto con Fiorello e un giorno fa una battuta sui suoi ascolti che Fiore non digerisce. È venuto fuori il suo animo siculo: “…Se non sono gradito…”. Prima o poi lo porterò qui, se verrà a 80 anni vorrà dire che lo pagheranno in pannoloni…”.
Striscia la Notizia e le 400 querele
Striscia, negli anni, ha fatto le pulci a parecchi ‘potenti‘. Politici, uomini e donne dello spettacolo, sportivi… Ha colpito un po’ tutti, senza distinzioni. Quando si tocca chi conta, però, bisogna mettere in conto che si può finire nelle aule di tribunale per un non nulla: “Striscia mi permette di soddisfare quotidianamente la mia curiosità, di sfogarmi e di fare casino. È un buon modo per non annoiarmi». […] “Siamo a quota 400 querele, più o meno”.
Il numero curioso è che Striscia ha praticamente sempre avuto la meglio pure sulle querele. Solo in un caso ha avuto qualche grana: “Sono stato condannato per colpa di un fuori onda di Vattimo, ma poi ho fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo e ho vinto. La cosa bella era la scritta sull’atto: “Antonio Ricci contro lo Stato italiano”, che soddisfazione”.
Qualche aneddoto particolare su qualche dissapore?
“Qualche anno fa avevo delle rogne con Emilio Fede. Un giorno lo vedo a Milano 2, era in piazza. Io ero all’ultimo piano di un residence mansardato. Per impressionarlo sono uscito sul davanzale della mansarda e dal tetto mi sono messo a fissarlo. Poi ho realizzato che le tegole eran viscide e ho pensato che morire per Emilio Fede sarebbe stato imperdonabile. Sono rientrato”.
Capitolo Barbara d’Urso: è vero che aveva pensato di farle indossare il costume del Gabibbo e di farla spuntare fuori durante la prima puntata del Tg satirico della stagione 2023/24? Assolutamente sì, solo che la d’Urso non ha potuto accettare l’invito: “Non poteva. Mi ha detto che deve risolvere le sue questioni con l’azienda”.
Antonio Ricci e le litigate con Mediaset
Mai avuto problemi con Mediaset? Falso. Lo stesso Ricci ha spiegato che si è verificato negli anni l’esatto contrario, vale a dire che di grattacapi con la società di Cologno Monzese ne ha avuti non pochi: “Io ho sempre problemi con l’azienda. Ho stipulato un patto con Silvio Berlusconi che resiste anche con Pier Silvio: in trasmissione sono libero, ma i danni sono a carico mio. In ogni caso io non ho esclusive con nessuno, mai avute”.
Con Silvio Berlusconi non sono mancate le liti. Ad esempio per la trasmissione Matrioska, che era stata pensata come un programma innovativo e di rottura:
“A presentare ci aveva messo un venditore marocchino di quelli che commerciano tappeti. Nella mia mente doveva rappresentare Pippo Baudo. Era uno molto sveglio. Poi c’erano Moana Pozzi, Silvio Orlando, Sabina Guzzanti… Mi ero inventato questa cosa dei cori, tra gli altri quello di un gruppo di giovani di Comunione e Liberazione. Li faccio arrivare e loro pensano di partecipare a un programma, boh, etnico. Erano tutti figli di potenti, avvocati, notai…Il capo ufficio stampa dell’epoca era uno di Cielle, li informa che la mia è una trasmissione con Moana senza abiti e altre cose e questi mandano un Articolo 700, una diffida per bloccare la messa in onda. Berlusconi mi convoca nel suo ufficio e mi chiede se ho la liberatoria del coro, se no devo toglierlo. Io ovviamente gli dico di no. E allora lui mi dice “Allora ti blocco la messa in onda, se tu fai il ladro io non posso reggerti il sacco”. Me ne vado. I giornali si sbizzarriscono. Repubblica, invece che i brufolosi di Cielle, mette in prima pagina Moana e lo Scrondo, mica scemi, e fanno intendere che la trasmissione non va in onda per colpa loro. Balla. Io allora decido di bloccare il Drive In, ma prima mando in onda un’edizione ridotta nella quale D’Angelo in versione Sandra Milo picchia i Piccoli Fan di Formigoni e Berlusconi. Insomma, esplode un casinò. E Berlusconi, dopo aver ascoltato una delegazione formata da D’Angelo, Greggio e il regista Recchia, capisce che senza di me non si riesce ad andare avanti ed è costretto a riconvocarmi”.
Come è finita? Con una grassa risata:
“Entro e mi accomodo nel suo studiolo. Lui mi raggiunge, prende un ferma porte di ferro, di quelli pesantissimi. Mi dice “adesso ti spacco la testa perché voglio vedere cosa c’è dentro”. Allora afferro un tagliacarte e gli dico “e io ti faccio il vestito da prete!” che in gergo malavitoso vuol dire “ti apro dall’ombelico alla gola!”. Ci guardiamo in cagnesco e… Esplodiamo in una risata. Alla fine ho fatto l’Araba Fenice… E ho messo il coro di Comunione e Liberazione!”.