Biagio Antonacci si racconta a 360 gradi. In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, il musicista di Rozzano ha ripercorso le tappe della sua carriera e della sua vita privata, svelando aneddoti e dettagli inediti. Origini umili per quello che è poi diventato una delle star più luminose del panorama della musica italiana. “La più grande soddisfazione della mia vita è stata quando ho visto mio padre parcheggiare la macchina in un garage vero, nel box sotto casa: mi sono sentito Springsteen. Ho pensato: ma allora sono un figo anche io”, ha ricordato a proposito dell’infanzia e dell’adolescenza passata nella periferia di Milano, un contesto per nulla idilliaco.
L’infanzia e l’adolescenza in periferia e l’apprendimento della musica da autodidatta
“La prima cosa che ho fatto è stata comprare casa ai miei genitori, una villetta a schiera, fuori dal quartiere con i palazzoni dove sono nato“, ha spiegato e tornando a quel garage, simbolo del riscatto sociale, ha aggiunto: “Era uno choc parcheggiare nei quartieri popolari, c’era tutta una strategia perché il parcheggio era una costruzione architettonica fantasiosa: bisognava spostare le altre auto a mano, far uscire quello a lisca di pesce, d’inverno poi spesso le macchine non partivano e c’erano i cavi in comune, la batteria per tutti. Quando ho visto mio padre nel box ero felicissimo”.
Si diceva un contesto non facile. In famiglia però Biagio ha respirato aria pulita e ricca di sogni. Quei sogni tanto inseguiti e poi raggiunti: “La vita era in cortile, ma i sogni erano più grandi dei palazzi, più potenti di quello che ci circondava. Io non volevo diventare un cantante, sognavo di fare il batterista. Compravo cassette pirata alla fiera di Sinigaglia, lì c’erano i nostri spacciatori di sogni, nel quartiere invece gli spacciatori di tutt’altro“.
Antonacci ha sottolineato di essere un autodidatta e di non aver mai studiato musica. L’idolo con cui è scresciuto da piccolo? “Fino a 10 anni ascoltavo solo Julio Iglesias in tutte le lingue. Era geniale, mi sono innamorato di lui, aveva una voce che portava serenità in famiglia: quando sentivo i miei che litigavano, gridavano e discutevano, io mettevo le sue canzoni e tutto finiva”.
A Rozzano, quando Biagio era un giovanotto, sarebbe stato un attimo perdersi, finire nelle cosiddette brutte compagnie. Erano gli anni in cui la droga, soprattutto l’eroina, iniziava a circolare massicciamente, mietendo vittime a non finire. Lui se ne è sempre stato alla larga, grazie anche ad una educazione ferrea: “Avevo un padre che mi terrorizzava, mi metteva ansia solo all’idea di avvicinarmi alle droghe. Avevo 15 anni e c’erano quelli che si facevano le canne, giravano le prime metanfetamine, era pieno di eroinomani, spuntavano i primi casi di Aids. Per l’Aids ho perso due amici. Ad Adriano ho dedicato una canzone, Dove il cielo è più sereno”.
Il doppio lavoro, geometra e musicista
La gavetta, in quanto tale, non fu facile. Per nove anni Antonacci ha fatto il doppio lavoro: il geometra in cantiere e nel frattempo i dischi. I primi non raccolsero un granché. C’è chi avrebbe gettato la spugna. Non Biagio che ha perseverato e nel 1992 sfondò con Liberatemi. Arrivò la popolarità, migliaia di fan, l’essere famosi e idolatrati. Un periodo che gli gonfiò l’ego:
“Quando la gente ti ferma per strada, quando le ragazze piangono al solo vederti, diventa tutto assurdo. Per tre/quattro anni ho faticato a contenere l’ego, ho avuto la tentazione di pensare di esser il migliore. Mi ero montato la testa, ero stron*o con me stesso, mi sentivo superiore, sentivo che qualcuno dovesse restituirmi quello che non avevo avuto durante la gavetta, ma era una grande ca**ata. Poi con la paternità e la famiglia, torni a camminare con i piedi per terra”.
Gli amici “veri”, Eros Ramazzotti e Laura Pausini
Non è un mistero che la popolarità spesso, anzi sempre, diventi come il miele per le api. Di colpo ecco che c’è gente che inizia a farsi viva. Gli ‘amiconi’. Anche Biagio ha vissuto tale fenomeno: “Sì. C’è tanta gente che ti lecca il c*lo, ma vale anche per i parenti. Quando diventi famoso tutti si fanno vivi, sei più simpatico a tutti”. Non tutto, però, è da buttare. Nell’ambiente musicale Biagio ha trovato due amici veri, vale a dire Eros Ramazzotti e Laura Pausini.
“Laura Pausini. Non solo perché è la voce che ha cambiato come autore la mia carriera, mi ha aperto all’estero grazie a brani come Vivimi e Tra te e il mare. È l’unica donna amica tra gli artisti, con lei vado anche in vacanza, è una a cui piace divertirsi. Il mio amico maschio è Eros Ramazzotti. Siamo simili. È nato nel ‘63 come me, viene dai borghi di periferia come me. La vita poi ha coincidenze assurde. Lavoravo come geometra e l’ufficio era in corso di Porta Vittoria, Ramazzotti aveva l’avvocato lì, nello stesso palazzo, era già una star. Un giorno lo vidi arrivare, lo spiavo dalla finestra, ma non ebbi il coraggio di dirgli che il mio sogno era la musica. Lo vedevo spavaldo ma umile, in Ferrari ma disponibile con tutti. Sempre lì, al 54, Alberto Fortis aveva lo zio dentista. Gli portai una mia cassetta, disse che ero bravo ma finì lì. Anni dopo, quando ci siamo rivisti, si ricordava ancora il titolo della mia canzone. Incredibile”.
Tasto dolente invece è il rapporto, anzi il non rapport con Simone Cristicchi, l’autore di Vorrei cantare come Biagio Antonacci. Che è successo?
“All’epoca lui faceva pianobar e venne a chiedermi il permesso a un concerto a Roma. Gli dissi: se vai sul palco stasera davanti a ottomila persone potrai farla. Da quel momento non ho più sentito da parte sua un gesto carino, per una canzone che è tuttora il suo più grande successo. Io vivo di gesti, di empatia umana, il riconoscimento che sta in una parola: uno deve dire grazie sempre. Io poi esagero, dico sempre grazie a chiunque, anche a sproposito”.
Festival di Sanremo, timori e titubanze
Capitolo Festival di Sanremo. Biagio non ha mai avuto un feeling particolare con la kermesse ligure. Ora che però è tornata a splendere e, grazie soprattutto al lavoro di Amadeus, a riportare in gara i big che sono davvero big, un pensierino ce lo ha fatto. Tanti però i timori e le titubanze:
“Una parte di me dice: fa’ una canzone bella e vai. Un’altra dice: lascia stare, devi essere giudicato, entri in una classifica… Fino a poco tempo fa non avevo dubbi: non sarei mai andato in gara. Oggi, con il lavoro di Amadeus, ti viene voglia di fare un tuffo anche se l’acqua è fredda. È il giudizio mediatico che mi frena. Ai tuoi concerti puoi anche essere al 75% e la sfanghi; lì hai 4 minuti in cui devi essere perfetto. O al massimo un imperfetto figo. Se sei il boomer imperfetto fai una figura di mer*a”.
Il senso di colpa nei confronti dell’ex Marianna Morandi
Spazio infine a un tema personale, la fine della storia con l’ex Marianna Morandi, la figlia di Gianni. Biagio ha provato un grande senso di colpa: “Quando ho deciso di non vivere più nella stessa casa con la madre dei miei primi due figli. Provavo un grande senso di colpa per i figli. A volte chi rimane male non rema a favore, ma poi il tempo vince, l’amore vince”.