Sta facendo molto discutere la serie tv ‘innocentista’ targata Netflix sul caso dell’omicidio di Yara Gambirasio per cui è stato condannato in via definitiva dopo tre gradi di giudizio Massimo Bossetti. Il muratore di Mapello nelle puntate del documentario interviene in prima persona. Sulla vicenda si è espresso al podcast Mondocash Fabrizio Corona, che conosce bene il meccanismo dei processi avendoli vissuti in prima persona e anche il circolo mediatico che si crea attorno a determinati casi.
Corona sul presunto pagamento di Bossetti
Secondo l’ex re dei paparazzi, Bossetti sarebbe stato pagato dal colosso americano dello streaming per prendere parte alla serie. Su tale punto Corona ha pochi dubbi: “Certo che è stato pagato. Netflix può pagare 50.000 euro”. Dunque l’imprenditore milanese sostiene che il muratore bergamasco abbia intascato la suddetta cifra. Corona si è anche avventurato in un altro ragionamento, ricordando che Bossetti, prima di essere condannato e finire in carcere, svolgeva due lavori e mentiva alla moglie quando andava nel centro estetico a pagare 6 euro a settimana per farsi la lampada.
“Sì, 6 euro a settimana. 50.000 sono molti di più. 50.000 per una persona così è una grossa cifra”, ha sottolineato l’ex re dei paparazzi che ha anche battuto su un altro particolare del documentario. Secondo Corona si dovrebbe parlare di fiction in quanto Bossetti “fa l’attore, convinto di essere una star, protagonista della sua serie, e si comporta da artista, da personaggio”.
E ancora: “Ma voi l’avete visto? L’avete visto Bossetti come è vestito? Pantalone chiaro, gel, biondo, pizzetto, camicia, scarpa bella e pulita. Il carcere sembra uno spazio bellissimo, lui che si muove, recita, fa le facce, abbronzatissimo. Ma non è un attore, è uno accusato di omicidio”.
Secondo Corona la cosa più grave è che Netflix ha fatto una serie mettendo al centro le dichiarazioni rese da Bossetti. Altra questione eticamente deplorevole per l’ex re dei paparazzi è che nel documentario si sentono, presi dagli atti, alcuni audio dei genitori della vittima: “Ma la cosa che conta è che tutti ascoltano le parole dei due genitori, che per scelta loro privata, hanno deciso di non essere mai mediatici, quindi non hanno mai, da quando è successo il caso a oggi, quindi più di dieci anni, rilasciato un’intervista. Mai sono andati davanti alle telecamere, sono sempre stati stretti nel loro dolore”.
Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio, le critiche alla serie tv
La serie Netflix ha fatto incetta di critiche. Tanti giornalisti e specialisti di cronaca nera che hanno seguito il caso sono concordi nel valutare il documentario troppo ‘innocentista’. Molte le recensioni che sostengono che nella serie ci siano alcune importanti omissioni o che non vengano approfonditi i punti cruciali che hanno spinto i giudici a reputare Massimo Bossetti colpevole dell’omicidio di Yara Gambirasio. Il muratore di Mapello, tra l’altro, continua a professarsi innocente. Ma questa è un’altra storia: i precedenti di assassini che non hanno mai ammesso i propri crimini sono tantissimi, quindi non si tratta di una stramba eccezione.