Scoppia il caos in Rai. A seguito della convocazione online da parte di Usigrai (il sindacato che tutela i giornalisti della tv pubblica), l’assemblea dei Cdr ha proclamato lo stato di agitazione, manifestando grande preoccupazione per l’attuale situazione dell’azienda. Il motivo? Il fragile stato dell’autonomia del Servizio Pubblico dalla politica. Solo pochi giorni fa, nei principali telegiornali nazionali (Tg1, Tg2, Tg) è stato letto il comunicato Usigrai, dove le redazioni delle testate Rai hanno fatto sentire la propria voce contro una “maggioranza di governo ha deciso di trasformare la Rai nel proprio megafono”.
Le proteste contro l’eccessiva dipendenza del Servizio Pubblico dalla politica sono state nuovamente sottolineate nelle richieste avanzate dai comitati di redazione. Di conseguenza, con otto voti contrari e un’astensione, è stato ufficialmente annunciato uno sciopero di cinque giorni da parte dei giornalisti.
Stato di agitazione in Rai: cinque giorni di sciopero per i giornalisti
Nel documento adottato con 71 voti favorevoli, si evidenzia l’importanza cruciale del recente addio di alcuni volti noti alla Rai per passare verso altre rete concorrenti (Amadeus, Fabio Fazio), con il potenziale di influenzare gli ascolti e l’andamento finanziario aziendale. Inoltre, si sottolinea la necessità di preservare vigorosamente la libertà di stampa. Un particolare di rilievo nel documento riguarda il possibile smembramento di una divisione aziendale, come ad esempio quella della Radio. Questo quanto scritto nel documento in questione:
Non solo, l’informazione risulta la grande assente nel Piano Industriale. Non esistono linee guida sull’impatto che la trasformazione in digital media company avrà sul settore giornalistico. Per ora gli unici interventi, calati dall’alto senza alcun confronto con il sindacato, sono quelli che prevedono lo smembramento della Radio, con Gr Parlamento e la redazione sportiva che verrebbero assegnati rispettivamente a Rai Parlamento e Rai Sport, svuotando di fatto Radio1 dalla sua vocazione all news basata su informazione e sport, senza alcuna ragionevole motivazione organizzativa o industriale, senza alcun vantaggio per la testata o per l’azienda.
Ma, qual è esattamente l’obiettivo di questo sciopero della durata di cinque giorni? Con questa mossa, si vogliono evidenziare le sfide che da anni affliggono il settore giornalistico della Rai, dalle difficoltà nel rinnovo del personale all’assenza di accordi sindacali per i telegiornali regionali. Tra i punti più importanti, si trova nuovamente la disapprovazione verso la prospettiva di trasformare il Servizio Pubblico in uno strumento politico dei partiti.
Inoltre, l’assemblea ha criticato l’azienda per una serie di ragioni: gli accorpamenti di testate imposti dall’alto che rischiano di compromettere la natura di Radio1 come emittente di news; l’omissione di un concorso pubblico per sostituire oltre 100 dipendenti che hanno lasciato la Rai negli ultimi anni; il mancato rispetto degli accordi sindacali riguardanti il personale nelle Tgr; la carenza di risorse per assicurare una stabilizzazione del personale precario impiegato nelle reti; i tagli alle troupe; il rifiuto da parte della dirigenza di erogare il premio di risultato.