Era il settembre del 2000 quando per la prima volta in Italia venne trasmesso il Grande Fratello. Andò in onda su Canale Cinque e fu un successo senza precedenti. Iniziò per la precisione il 14 settembre, terminò il 21 dicembre: media di 9.8 milioni di utenti e del 37% di share durante le prime serate. La finale fu qualcosa di clamoroso: 16 milioni di persone incollate innanzi al teleschermo e 60% di share. Roba da fare impallidire. A condurre c’era Daria Bignardi, la quale timonò anche la seconda stagione del reality show più spiato d’Italia. Avrebbe dovuto guidare anche la terza, ma decise di rinunciare. Di recente è tornata a parlare di quell’esperienza, spiegando perché scelse di defilarsi dal programma nonostante l’enorme fama acquisita.
“Grande Fratello? Avevo un contratto per tre anni, dopo il secondo GF rimasi incinta pur di non fare il terzo!”. Così la Bignardi tra il serio e il faceto, intervenendo nel podcast Tintoria, condotto da Daniele Tinti e Stefano Rapone. “Io – ha aggiunto la giornalista – ricordo che tutti i giornali ne parlarono, era una roba incredibile. Con il GF ero diventata famosa, Paola Cortellesi mi faceva l’imitazione, ero abbastanza a disagio, lo confesso[..] Sentivo di dover passare lì, c’è di buono che mi sono comprata casa”.
Spazio anche a un ricordo del compianto Pietro Taricone, protagonista assoluto della prima storica edizione del GF. Dopo pochi giorni ebbe una relazione intima con Cristina Plevani, che alla fine vinse il reality (si mormora che potrebbe essere una concorrente del GF 18 in partenza a settembre). Dopodiché fece una corte serrata a Marina La Rosa che però non cedette. Terminato il programma riuscì ad avviare una carriera di attore, prima di morire improvvisamente. “Con Pietro Taricone c’era un’intesa particolare, era un ragazzo un po’ speciale”, ha confidato la Bignardi che ha sempre speso parole di stima per l’ex inquilino della Casa più spiata d’Italia.
Daria Bignardi, pentimento per la direzione di Rai Tre
La giornalista, a Tintoria, ha anche parlato di quando decise di accettare di diventare la direttrice di Rai Tre. Una scelta che, con il senno di poi, non rifarebbe. “Forse è l’unico vero grande errore della mia vita”, ha spiegato la Bignardi che ha aggiunto di aver accettato la proposta solamente perché quello era un periodo molto particolare per lei: “Mi ero ammalata – una malattia seria – avevo fatto quattro cicli di chemioterapia. Mi arrivò la proposta: quando esci da una cosa così hai bisogno di non pensarci. E allora accettai questa follia di fare la direttrice di Rai Tre”.
La Bignardi ha precisato di aver fatto anche “cose belle” nel corso della sua direzione, per esempio la trasmissione Sono Innocente, programma con focus sugli errori giudiziari, o Stato Civile, con focus sui matrimoni Lgbt. Parole di stima poi per le persone che hanno lavorato con lei in quel periodo: “Proprio non era il mio ruolo. Io sono un’autrice, lì invece è un altro lavoro. Per lavorare in Rai devi avere gli anticorpi. Era una posizione di potere? Brutto! Io proprio non ci sto bene, non è il mio, ho fatto veramente molto fatica (… ) Alla fine mi sono dimessa, rinunciando al denaro”.