Domenica In pare essere diventata la casa di Mara Venier. Ma per davvero, non metaforicamente parlando. Muoversi in modo familiare davanti alle telecamere è un pregio nella maggior parte dei casi. Però, come per ogni cosa, il troppo stroppia. Aprire una stagione con un’intervista di oltre un’ora all’ex Renzo Arbore è un qualcosa che non sta né in cielo né in terra. Nulla contro l’autore campano: è un genio della tv e un pezzo di storia del mondo dello spettacolo. Si sa e nessuno obietta su tale punto. Ma qual ‘è il senso di un’intervista praticamente fotocopia a tante altre? Perché al pubblico dovrebbe interessare ascoltare sempre le solite storie? Mistero.
Poi l’ospitata di Riccardo Cocciante. Almeno l’artista canta con quel talento incredibile che gli è stato donato. E quando intona i suoi brani celebri l’emozione si diffonde. Poi la padrona di casa torna a chiacchierare e pure qui si riascoltano aneddoti triti e ritriti, una sorta di loop senza fine. Fuori Cocciante dentro Teo Mammucari: ci si aspetta che il comico romano porti una ventata di allegria e di irriverenza. Macché, tutto il tempo in cui sta in studio è usato per fare promozione al suo nuovo programma, Lo Spaesato, in partenza su Rai Due lunedì 16 settembre in prima serata.
E poi? Sal Da Vinci, che in studio ci resta giusto qualche minuto: canta una brano, la Venier ricorda che ha vinto il Disco d’oro e bye bye. Infine spazio all’attualità con il faccia a faccia con Valeria Bartolucci, moglie di Louis Dassilva, uomo al centro del caso di cronaca nera dell’omicidio di Pierina Paganelli. In studio anche Roberta Bruzzone, come al solito diretta e centrata. Ma non può bastare. Anche perché piazzare un caso intricatissimo come quello della Paganelli in trasmissione è una mossa disorientante.
Quindi? Cosa si salva del debutto di Domenica In? Quasi nulla se non le canzoni intramontabili di Cocciante. Non a caso sui social i commenti positivi per il programma sono stati pochissimi, mentre c’è stato un profluvio di lamentele.
Renzo Arbore è di Foggia.