Eredità raccolta, Raoul Bova ha ricevuto il tanto atteso passaggio di testimone da Terence Hill: Don Matteo ha lasciato la scena a Don Massimo innanzi a 6.5 milioni di spettatori sintonizzati su Rai Uno. Tutto è filato liscio? Ni, perché probabilmente si poteva studiare meglio la staffetta a livello di sceneggiatura. Un poco di amaro in bocca è rimasto per due motivi: le motivazioni dell’uscita di scena del personaggio di Hill potevano senza dubbio essere meglio elaborate perché il suo partire in fretta e furia per una missione umanitaria in Sudan, con tanto di suo prelevamento in stile gangster da parte delle forze del Ministero della Giustizia, è apparso piuttosto stridente e inverosimile. Altro passaggio della trama che poteva essere concepito in modo più interessante è lo srotolamento del passato di Don Massimo.
Don Matteo, con una lettera inviata ai suoi conoscenti più stretti, ha spiegato di essersi dovuto recare in Sudan in aiuto di un amico missionario che è stato rapito nello Stato arabo-africano. Il Ministero della Giustizia, per trattare con gli autori del sequestro, hanno così domandato supporto a Don Matteo che naturalmente non si è sottratto dal compito. Da qui l’uscita di scena. Cosa non torna? Che il passaggio è stato inverosimile. Motivo? Se si è chiamati a risolvere situazioni simili negoziali non è che si viene prelevati in piena notte dai funzionari dello stato senza avere la possibilità di spiegare agli affetti più stretti cosa sta succedendo. Ok, si tratta di fiction. Ma si poteva fare meglio e rendere il tutto più veritiero.
Capitolo Don Massimo: attorno al personaggio di Raoul Bova si poteva osare di più, non svelando in un solo episodio tutta una serie di misteri che avrebbero potuto essere fatti emergere piano piano, puntata dopo puntata, mantenendo alto il grado di curiosità attorno alla nuova figura. Invece, su di lui, è già stato detto praticamente tutto: Don Massimo in passato era un carabiniere dei Reparti Speciali e, durante una difficile operazione per stanare un malvivente, sfruttò il figlio del criminale: la situazione ebbe un tragico epilogo con il bambino che morì per mano dello stesso genitore nel corso di uno scontro a fuoco. Il senso di colpa segnò la vita del futuro Don Massimo che grazie all’incontro con Don Matteo ebbe la vocazione.
Ora tutto rientrare nei classici ranghi della fiction prodotta da Lux Vide, con Don Massimo che sarà impegnato a farsi accettare dalla comunità di fedeli e a vincere lo scetticismo creatosi attorno a lui. Si poteva osare di più, provando qualche cosa di nuovo a livello narrativo. L’entrata in scena di un attore come Bova si prestava a un simile esperimento che però non ci sarà. Peccato!