Maccio Capatonda, al secolo Marcello Macchia, è sbarcato nelle librerie ed è già in vetta nelle classifiche. Il titolo dell’opera con cui si è messo in gioco letterariamente è già tutto dire, in pieno stile Capatonda: “Libro“. Esatto il libro del comico ha come titolo “Libro”, appunto. Sfogliandolo si trova un interessante capitolo dedicato alla chiacchierata love story che ha vissuto con Elisabetta Canalis. Anche in questo caso la titolazione del capitolo è ‘Capatondiana’: “La Canalis”.
I due vissero una relazione nel 2013. L’ex velina era reduce dalla love story con il divo hollywoodiano George Clooney. La favola ‘americana’ di Elisabetta, quando si concluse, innescò una serie di gossip e spifferi più o meno veritieri (meno a onor del vero). Insomma, ricami e ricami, e ancora ricami, della cronaca rosa. Uno di tali ricami sosteneva che la showgirl sarda avesse firmato un fantomatico contratto con l’attore a stelle e strisce, impegnandosi a non rivelare dettagli e aneddoti privati del loro amore o di altre cose viste durante la relazione.
Ricami, si diceva. E proprio su tali ricami, come riporta il Corriere della Sera, Maccio, parlando del suo fidanzamento con “La Canalis”, tra il serio e il faceto, ha scritto:
“‘Devi firmare un contratto se vuoi continuare a interagire con Eli’, mi disse un tizio vestito da Lele Mora… ‘Qualora venisse rivelata una sola informazione sulla vita di Elisabetta dovrà pagare una penale di 67 euro’. Firmai”.
L’amore va, l’amore viene. A proposito del naufragio sentimentale con l’ex velina, Capatonda ha inoltre rivelato:
“Mi affacciai alla finestra e la vidi andare via ma dopo pochi passi inciampò e, cadendo, finì all’interno di un settimanale di gossip. Da quel giorno non l’ho più vista, se non dentro il giornale”.
Cosa c’è di vero nelle rivelazioni del comico? Difficile dirlo, visto che il marchio di fabbrica di Maccio, da sempre, è quel crogiolarsi con maestria e talento smisurato tra reale, surreale e demenziale (un demenziale sensato, fine paradosso che solo pochi possono concedersi). Una ulteriore conferma dell’origine del libro la offre sempre Capatonda: “L’ ho scritto nella massima onestà: è tutto vero, al netto delle cose soprannaturali e certe derive surreali”.
L’attore nel “Libro” autobiografico, oltre alla Canalis, ha trattato molti altri argomenti parlando della sua infanzia, caratterizzata da una sorta di rifiuto della realtà (“L’ ho sempre vista noiosa”), e del suo arrivo sul piccolo schermo e al cinema. Nulla di programmato, nessuna rincorsa ossessiva. In qualche modo è capitato e va bene così.
Giusto per capire il modo particolare di intendere il mondo da parte di Maccio, è utile ascoltare la sua testimonianza circa gli anni di scuola:
“Mi sembrava incredibile che una persona potesse essere obbligata ad andare a scuola tutti i giorni. Quando ho finito le superiori mi sentivo leggero come una piuma: un giorno sono stato tre ore fermo a casa di mia nonna, in piedi, in corridoio, per il gusto di perdere tempo”.