Ema Stokholma a Vieni da Me: “Ho odiato mia madre, mi picchiava a 5 anni perché diceva che andavo con gli uomini. Non stava bene”
Ema Stokholma è stata protagonista di una delicata e dolorosa confessione a Vieni da Me (Rai Uno). La deejay e conduttrice, nella puntata andata in onda il 26 maggio, ha parlato di maltrattamenti subiti durante l’infanzia. Maltrattamenti che provenivano dalla madre. Una situazione alquanto complessa e spigolosa. Caterina Balivo, che ha raccolto le confidenze, ha guidato l’intervista con tatto e sensibilità, lasciando tempo e modo alla Stokholma di procedere con calma nel racconto. La deejay, prima di iniziare a svelarsi, ha premesso di non volere “fare vittimismo” e che oggi quel periodo della sua esistenza è stato superato grazie all’analisi. La vicenda è stata narrata anche nel libro “Per il mio bene”, scritto dalla stessa Ema.
Ema Stokholma: “L’ho odiata molto, profondamente, a volte la volevo uccidere”
“Mi picchiava quando avevo 5 o 6 anni, perché diceva che andavo con gli uomini”. Così Ema Stokholma a riguardo della madre. La prima di una serie di confessioni assai spinose. “L’ho odiata molto, profondamente, a volte la volevo uccidere”. Quello descritto descritto è un periodo infantile fatto di violenze e botte: “Le urla a casa mia c’erano. Nelle case di tanti bimbi esse ci sono. Per questo ho scritto la mia storia” E sulla figura paterna Ema ha dichiarato: “Mio padre è sparito, il mio nucleo familiare erano mio fratello e mia mamma”. I ricordi su quest’ultima sono dolorosi, sotto tutti i punti di vista: “Che delusione il suo primo pugno. Fermò la macchina di scatto, si voltò e me lo diede”.
Ema: “Il libro l’ho scritto per dare un segnale”
“Il libro l’ho scritto per dare un segnale. Dobbiamo aiutare i bambini e pure i genitori, mia madre poteva e doveva essere aiutata”, racconta sempre la conduttrice che aggiunge: “Tornavo a casa e ci picchiava. Credo che lei non stesse bene. Non c’è mai stato nessun aiuto psicologico e nessuna diagnosi… Aveva molti problemi mentali. Le dava fastidio anche la mia fisicità. Mi svegliavo, si svegliava e magari diceva che avevo gli occhi strani e partivano le botte”. E ancora: “Non riuscivo mai a parlare con lei. Sembrava che non capisse. Per lei quello che accadeva semplicemente non succedeva. Era molto spiazzante. Ce l’aveva pure con mio fratello, ma lo faceva sempre da separati. Faceva in modo che non lo sapevamo, ma mi rendevo conto quando toccava a mio fratello e tiravo un sospiro di sollievo”.
Ema e il rapporto col padre
Ema infine ha parlato del padre con il quale ha provato a riallacciare e pure a raccontare cosa è accaduto in quegli anni. Tuttavia, in merito alla figura paterna, ha detto che c’è stato “poco ascolto”: “Se non vai nei particolari, la gente non comprende. Non distingue, ed è difficoltoso raccontarlo. Poi lo scrivi e tutti si accorgono di quello che succedeva”.