Emanuele Filiberto di Savoia va controcorrente e critica duramente la decisione, dettata dal ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini e certificata dal Cts (Comitato Tecnico Scientifico), di non permettere al Festival di Sanremo di avere il pubblico in sala (nemmeno i figuranti). Il Principe, intervistato dall’AdnKronos, non ha usato mezzi termini per esprimere il proprio disappunto sul tema, biasimando anche alcune scelte governative in merito alle restrizioni imposte per arginare il Covid.
“Un cantante ha bisogno del pubblico, solo la televisione non è la stessa cosa. Un presentatore, un conduttore come Fiorello, che si appoggia molto alla platea per le sue battute, ha bisogno del pubblico. Vogliamo tutti fare i perbenisti e i politically correct, ma è ridicolo perché non è così che si combatte il virus”. Così Emanuele Filiberto, che il Festival lo conosce bene avendovi preso parte come concorrente nel 2010 con la canzone ‘Italia amore mio’ (il brano lo scrisse lui, mentre la musica fu firmata da Pupo).
Nonostante sia alquanto perplesso per la decisione sul pubblico, Emanuele afferma che è giusto organizzare il Festival, in quanto Sanremo deve andare in scena anche per dare respiro all’industria della musica. Quindi sottolinea nuovamente che “non è così che si combatte la pandemia perché l’unico modo per non far viaggiare il virus è adottare tutte le misure di sicurezza necessarie e tornare a vivere”.
Filiberto allunga lo sguardo oltre alla kermesse sanremese e analizza la situazione generale di teatri e cinema, chiusi da mesi a causa del perdurare della pandemia di coronavirus, che da circa un anno ha mutato radicalmente il modo di vivere delle persone a livello globale. Anche su questo fronte ha idee molto nette e si esprime in maniera più che decisa: “Teatri chiusi, spettacoli annullati. Stanno ammazzando il cinema e la cultura”. Il Principe aggiunge anche che già “con le piattaforme digitali il processo era iniziato” ma che adesso si è arrivati a un “paradosso”.
Quindi un altro affondo. Emanuele Filiberto si domanda perché i ristoranti possano stare aperti (solo in zona gialla e solo fino alle 18, ndr) mentre invece cinema e teatri debbano tenere le serrande abbassate. Arriva addirittura a parlare di “aberrazione”, ribadendo che la cultura è fondamentale. Parole dure che fanno da anticamera a un secondo ragionamento: “Cosa vuol dire non avere il pubblico nei teatri e nei cinema ma lasciare le metro, i treni e gli aerei aperti, dove stiamo tutti attaccati? Secondo loro lì il virus non c’è?”. Quindi la stilettata ai politici, accusati di imporre misure troppo dure al mondo culturale: “Non abbiamo bisogno dei diktat della politica. Bisogna far ripartire la cultura, perché un paese non va avanti senza”.
Infine il Principe torna alla sua partecipazione a Sanremo 2010. Come già dichiarato in passato, ha ricordato di non essersi divertito e che non ha assolutamente in progetto di tornare alla kermesse nonostante la ritenga una bellissima esperienza. “Non si torna mai sul luogo del crimine. Ecco, per me senza pubblico sarebbe stato fantastico, avrei avuto meno fischi”, ha concluso appellandosi all’ironia.