Enrico Ruggeri senza filtri. L’artista milanese è stato protagonista della prima puntata di “Anni 20”, programma condotto da Francesca Parisella su Rai 2. Tanti i temi trattati: come nel suo stile il cantante non ha avuto remore nel narrare anche i suoi trascorsi con la droga. In particolare con la cocaina. Una sostanza provata ma da cui si è allontanato prima di finire nel turbine della tossicodipendenza. L’eroina invece non l’ha mai toccata, seppur ha dichiarato di aver conosciuto diverse persone che ne hanno fatto uso. Spazio poi al tema Covid e a come la pandemia ha mutato il modo di vivere quotidiano.
Ruggeri afferma di aver vissuto male la pandemia, sia come musicista, in quanto “appartenente a una categoria che è stata dimenticata e umiliata più volte”, sia come genitore di tre figli. “Uno se n’è andato in campagna ma gli altri di 15 e 10 anni rientrano in pieno in quella categoria che sta soffrendo e che pagherà a lungo quello che è successo da un anno a questa parte. Quello che noi siamo dipende dalla nostra adolescenza”. Così l’artista, riassumendo il suo stato d’animo sull’annus horribilis relativo all’emergenza sanitaria dettata dal coronavirus.
Capitolo droga – Il cantante racconta di conoscere eroinomani che hanno smesso da 20 anni, ma che ancora hanno l’eroina come primo pensiero al mattino quando si svegliano, anche se hanno da tempo detto basta. “L’eroina è il rientro nella placenta, la fuga da tutto. Non l’ho mai provata ma sono stato contiguo a molta gente che l’ha provata”, aggiunge, passando poi a parlare di San Patrignano. La comunità fondata da Vincenzo Muccioli è tornata al centro della cronaca italiana di recente grazie al documentario SanPa prodotto da Netflix.
Particolarmente discussa la figura di Muccioli: salvatore o diavolo? Il dibattito ha tenuto banco per parecchi anni. Con il prodotto audio-visivo distribuito dal colosso americano è tornato d’attualità. Questo il ragionamento di Enrico sull’intera vicenda:
“Ho conosciuto Muccioli, interagendo con San Patrignano anche per amici che erano ospiti lì. Sanpa era per loro unica alternativa al carcere. La grande differenza è che gli ex tossici di San Patrignano, una volta usciti dalla droga, rimangono all’interno della comunità diventando terapeuti, accompagnando gli altri nel loro stesso percorso. Non escono mai da questa grande famiglia, cambiano solo ruolo.”
Si arriva al tema della cocaina. “Io ho provato la cocaina, da stupido, perché non sapevo come spendere i miei soldi, in un’epoca in cui il mercato era particolarmente florido”, racconta con franchezza Ruggeri. Come ha fatto a non rimanere dentro il turbine che porta alla tossicodipendenza? “Ne sono uscito semplicemente perché la cocaina soprattutto nella Milano degli anni’80 non crea amici ma compagni di merende, per cui memore di quello che mi diceva sempre mio padre: ”cerca di frequentare persone alla tua altezza”, smisi”.
Una cosa non sopportava Enrico, ossia che da qualche parte uno che magari era stato suo “compagno di merende, in una discoteca alle 3 di notte”, potesse dire guardandolo in tv: “Ruggeri è mio amico, ho pippato con lui”. Questo il pensiero da cui fu assillato e che in parte lo salvò. “La vita è una e va spesa bene con persone che meritano”, chiosa.
Infine ha dedicato un pensiero all’amico Gianni Morandi, che nelle scorse ore è stato ricoverato per delle ustioni dopo essere rimasto vittima di un incidente. Ruggeri si è detto sicuro che il collega ne uscirà alla grande “con il sorriso che lo contraddistingue”.