Eros Ramazzotti, il Natale e il bilancio del 2020, un anno che non scorderà, così come non sarà dimenticato da tutti visto che per la prima volta la civiltà contemporanea ha dovuto fare i conti con una pandemia globale che ha stravolto usi e abitudini di vita quotidiana, oltre che a provocare migliaia e migliaia di lutti e dolori.
Intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, Eros ha definito il Natale di quest’anno come un periodo “un po’ violento per tutti per tutto quello che sta succedendo da febbraio a questa parte”. Contagi, situazioni ospedaliere critiche e morti: sono parole ormai entrate nel vocabolario collettivo e quotidiano, e che gettano ombre e preoccupazioni su un “futuro incerto”.
“Però il Natale è soprattutto dei bambini, l’atmosfera deve comunque essere quella”, aggiunge il cantante di origini romane che sottolinea come i “grandi” non debbano mai perdere di vista i piccini perché si deve “pensare a loro” che sono il futuro. E il suo rapporto con le feste? Qual è? Eros confessa di non attenderle con “particolare ansia”, non lo faceva “neanche da bambino”. Però è convinto di una cosa: che quelle del 2020 devono essere festeggiate perché ci si lascia alle spalle un annus horribilis e quindi bisogna nutrire la speranza che “il 2021 in arrivo sia migliore”.
Spazio poi all’infanzia, quando Ramazzotti era bambino e c’era poca possibilità di ricevere regali. “Non dimenticherò mai mio papà che mi regalava i soldatini di legno. Mi piaceva giocare a tombola, lo faccio ancora”, racconta, aggiungendo di essere un amante anche del gioco di carte del Mercante in fiera perché in quel caso “devi usare la testa, serve gente all’altezza per giocare”.
Eros ricorda anche che, Natale 2020 a parte, ce ne sono stati altri “difficili” per lui, in particolare quelli degli anni ’70 “non erano Natali divertenti, anche se ero bambino”. “Qualche Natale è passato così, senza molta felicità” chiosa. Quindi traccia un bilancio a livello musicale dell’anno che sta passando. Per la sua situazione personale afferma di non lamentarsi visto che è riuscito a chiudere il tour mondiale il 10 marzo scorso, in Canada. Uno dei pochi cantanti che alla fine in qualche modo è riuscito a portare a termine un progetto.
“Il problema è per tutti quelli che lavorano dietro ai concerti, c’è tanta gente che ha molti problemi, non dobbiamo dimenticarcelo”, sottolinea, rimettendo all’attenzione una situazione critica, quella cioè che coinvolge dal punto di vista economico gran parte degli addetti ai lavori del settore musicale che si sono trovati con le mani in mano da un momento all’altro senza poter lavorare.
Aspettative per il 2021? Ramazzotti spera, come tantissimi, che arrivi una cura (si prega che la campagna di vaccinazione di massa dia i frutti sperati nei prossimi mesi) “contro questo virus bestiale”, perché la “gente ha paura anche di salutarti da lontano. Spero torni la possibilità di stare insieme, di abbracciarci”.
Quindi l’auspicio che tale crisi sanitaria possa servire da insegnamento, a un cambio di vedute. Secondo l’artista oggi l’uomo sbaglia a sentirsi “invincibile”. Da qui l’augurio anche che si ricominci da una “vita nuova”, nel pieno rispetto verso gli altri e verso la natura, l’ambiente. “Va fatto un lavoro molto importante dentro ognuno di noi”, conclude.