Da ieri, 14 maggio, non si parla d’altro se non della notizia dell’abbandono di Fabio Fazio alla Rai. Dopo aver fatto alcune dichiarazioni a riguardo durante l’ultima puntata di Che tempo che fa, il conduttore ha spiegato meglio le ragioni dietro questa scelta nella sua rubrica “Senza impegno” sul settimanale Oggi, in uscita il prossimo mercoledì. Prima di tutto, Fazio ha voluto mettere in chiaro le cose e ribadire di non sentirsi affatto una vittima:
Nessun vittimismo e nessun martirologio: detesto entrambe le forme di autocommiserazione. Non è proprio il caso. Semplicemente è andata così: continuerò il mio lavoro altrove e come ogni inizio sarà un’opportunità per inventare cose nuove e nel tempo tentare nuove strade.
In un passaggio delle sue dichiarazioni, il noto conduttore ha anche sottolineato come non si sentisse più parte della nuova narrazione presente in Rai, esprimendo la sua amarezza nei confronti dei diversi meccanismi politici:
La politica tutta si sente legittimata dal risultato elettorale a comportarsi da proprietaria nei confronti della cosa pubblica con pochi riguardi per il bene comune e con una strabordante ingordigia. E non solo per quel che riguarda la televisione.
Fazio ha anche parlato della sua esperienza in Rai e di come si è sentito nel corso dei numerosi anni passati nell’azienda. Come specificato da lui stesso, il suo lavoro consiste semplicemente nel fare televisione e non in altro. Ma, nonostante ciò, ha confessato di essere spesso sentito quasi come una “merce pericolosa” nel suo stesso luogo di lavoro, cosa che gli avrebbe provocato spesso una sensazione spiacevole:
Negli anni scorsi ho sperimentato sulla mia pelle che cosa vuol dire essere adoperato come terreno di scontro senza alcuna possibilità di difesa se non quella dei risultati del proprio lavoro. Anche se servono a poco o a niente, soverchiati come sono dalla potenza di fuoco che ti viene scaricata addosso. La sensazione di essere merce pericolosa e non una risorsa della propria azienda non è gradevole. Il mio lavoro consiste nel fare televisione e non nel cercare un faticoso equilibrio con questo o quell’esponente politico a cui chiedere aiuto. Per fortuna non frequento nessuno e incontro Ministri ed esponenti di partito esclusivamente nello spazio pubblico della trasmissione che conduco. L’essere un irriducibile provinciale è sempre stata una salvezza.
Ad ogni modo, però, ci ha tenuto a specificare nuovamente, come già fatto durante la puntata di Che tempo che fa di ieri 14 maggio, una cosa fondamentale: non si permetterà mai di parlare in maniera negativa della Rai, dato che è e sarà sempre una “parte integrante” della sua vita. Dunque, non ci sarebbe alcun vittimismo né martirologio nella sua decisione di lasciare la Rai. La scelta del 58enne di migrare altrove è frutto di una riflessione sui problemi della politica e sulle difficoltà che si incontrano quando si fa parte di una grande azienda pubblica.
In ogni caso, continuerà comunque a fare il suo lavoro, anche se in una differente “casa”, che coglie come un’opportunità per navigare nuovi orizzonti. Al suo fianco, ci sarà sempre la sua fidata spalla, Luciana Littizzetto, che ha commentato con la sua solita ironia il “trasferimento” del duo durante il suo monologo a Che tempo che fa. In vista delle ultime due puntate, chissà se Lucianina ci regalerà altri commenti piccati sull’argomento prima di dire addio per sempre a “Mamma Rai”.