Dopo settimane di impasse, si sblocca il ddl Zan, il disegno di legge contro l’omotransfobia al Senato. Infatti la misura è stata incardinata nella Commissione Giustizia dopo essere stata al centro di una miriade di polemiche, rimpalli pressing e resistenze. Il ddl è stato messo ai voti ed è passato con 13 sì e 11 no. Per questo si è proceduto con la calendarizzazione entro maggio, anche se non è ancora stata stabilita una data certa. Si ricorda che il provvedimento è già stato approvato in prima lettura alla Camera il 4 novembre 2020.
A chiedere da tempo l’avvio della discussione sono le forze del Pd, del M5s, di Leu (Liberi e Uguali) e Italia viva. Ad essere invece contrari sono i partiti di centrodestra. Su tutti la Lega che a più riprese ha sostenuto che l’Italia, in questo momento, ha “altre priorità” oltre a puntualizzare che il disegno legge è “divisivo” e potrebbe scatenare malumori all’interno della maggioranza di governo.
Pressioni non solo politiche per la misura: molti personaggi dello spettacolo si sono schierati a favore del ddl Zan. Particolarmente agguerrito sul tema il rapper e imprenditore Fedez, marito dell’influencer Chiara Ferragni. Da tempo il cantante milanese spinge a livello mediatico per l’approvazione del provvedimento. Nelle ultime settimane è stato protagonista anche di diversi botta e risposta con alcuni esponenti della Lega. Assai ruvidi quelli con il senatore Simone Pillon e quelli con Andrea Ostellari, presidente della Commissione Giustizia.
“Finalmente”, scrive tra le Stories Instagram Fedez, a corredo della notizia della calendarizzazione del ddl. In un secondo intervento è poi tornato a tuonare su Ostellari, dopo aver saputo che sarà proprio l’esponente leghista il relatore del provvedimento. “La diva si proclama imperatore! ‘Non sono Beyoncè'”. Il riferimento sarcastico alla star statunitense altri non è che un eco di uno sfottò che lo stesso rapper fece una settimana fa al medesimo Ostellari, quando quest’ultimo si mise di traverso per l’ennesima volta sul ddl Zan.
Fedez, che aveva previsto che, laddove in Commissione si fosse votato, avrebbe vinto il sì per la calendarizzazione, così aveva commentato lo slittamento del disegno legge voluto da Ostellari: “Lui lo sa e non gli piace. Ma è come se non ti piacesse la democrazia. Allora io dico: tu sei un senatore della Repubblica, non sei Beyoncé. Ricordatelo, ripetilo prima di andare a letto”.