Manca un solo giorno a una delle interviste più attese della settimana. Chiara Ferragni sarà ospite a Che Tempo Che Fa Domenica 3 marzo e il Codacons teme ancora l’assenza di un contraddittorio. Nonostante il Tar abbia respinto il ricorso presentato contro l’ospitata dell’influencer, l’Associazione dei Consumatori torna ancora sul caso scrivendo direttamente a Fabio Fazio e proponendo 7 domande da porre alla Ferragni.
Lo sappiamo, il peggior nemico dei Ferragnez è sempre stato il Codacons. Fin dagli albori della storia tra i due imprenditori, l’Associazione dei consumatori aveva attaccato la coppia per le questioni più disparate. Ma da quando è scoppiato il Pandoro Gate lo scorso dicembre, le segnalazioni da parte del Codacons nei confronti dei due – e soprattutto di Chiara Ferragni – sembrano essersi intensificate.
Ultimo ricorso, in ordine temporale, quello che chiedeva a Che Tempo Che Fa di non ospitare l’influencer. Secondo il Codacons, Fazio non avrebbe dovuto intervistare la Ferragni, poiché quest’ultima – come sappiamo – è al centro di un complicato vortice giudiziario nato a seguito dello scoppio del caso Balocco.
L’Associazione dei Consumatori temeva una narrazione non corretta dei fatti che coinvolgono l’imprenditrice digitale e minacciava il sequestro della trasmissione domenicale in onda sul Nove. Letto il ricorso, il Tar ha però deciso di respingerlo, dando il via libera all’intervista, in onda domani in prima serata.
Il Codacons allora incassa il colpo ma non si arrende. L’Associazione si appella ora direttamente a Fabio Fazio scrivendogli una lettera in cui chiede al conduttore di porre determinate domande affinché l’intervista non si trasformi in una “difesa senza contraddittorio”.
Queste le parole con cui il Codacons si rivolge a Fazio:
Ci rivolgiamo al conduttore certi che avrà già considerato ogni aspetto connesso alla delicatissima scelta di invitare un ospite come Chiara Ferragni, oggi al centro di un vortice giudiziario e mediatico che impone cautele e attenzioni nel rispetto del ruolo che è proprio ad un conduttore
Con la lettera – recapitata direttamente al giornalista – l’Associazione rimane quindi ferma sulle proprie idee, ribadendo i timori che aveva già esternato con il precedente ricorso. Sono 7 le domande proposte a Fazio dal Codacons. Domande che cercano di indagare il comportamento adottato da Chiara Ferragni a seguito della condanna che l’ha vista protagonista. Praticamente tutti i quesiti proposti si incentrano sul modus operandi adottato dall’influencer sui suoi profili social, oltre ovviamente a dedicare particolare attenzione alla narrazione fatta intorno alla vendita dei pandori Balocco.
Per ora Fabio Fazio non ha commentato la notizia e non sappiamo se sceglierà di porre alcune delle domande del Codacons a Chiara Ferragni. Non ci resta allora che attendere domani e ascoltare le dichiarazioni che l’imprenditrice farà negli studi di Che Tempo Che Fa.
Le domande che il Codacons propone a Fabio Fazio
1. È vero che nei suoi profili non è da escludersi a priori l’esistenza di followers che lei ha comprato?
2. Perché per un periodo ha limitato i suoi profili impedendo la libertà di commento, e si leggevano solo quelli positivi?
3. È vero che ha chiesto di bloccare il profilo di una ragazza che l’ha criticata? Se si, perché?
4. In moltissimi momenti e post è vero che vestiva i suoi figli con le linee di abbigliamento Ferragni a lei riconducibili? Secondo Lei faceva pubblicità in quel momento?
5. Sul pandoro Balocco, ritiene che il contenuto del cartiglio facesse pensare all’acquirente che il ricavato andasse in favore dei bimbi malati? O comunque è in grado di escludere a priori questa possibilità?
6. Lei ha sostenuto, nell’intervista al Corriere della Sera, che se si rende pubblica la beneficenza fatta si crea un ‘effetto emulativo’. Perché allora nel contratto con Balocco per il pandoro ‘Pink Christmas’ ha fatto inserire l’obbligo di non comunicare in alcun modo all’esterno la notizia sulla donazione?
7. Perché, subito dopo lo scoppio della vicenda Balocco, sono stati cancellati dai suoi profili social i post sulle uova di Pasqua, anch’esse vendute per beneficenza e finite al centro dell’inchiesta della Procura?