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Farà senza dubbio discutere l’intervista rilasciata da Carlo Freccero, 73 anni, ed ex direttore di Rai Due, alla testata Open. Il dirigente e massmediologo si è schierato apertamente con Pio e Amedeo, travolti dalle critiche dopo il monologo ‘ribelle’ a Felicissima sera in cui hanno pronunciato una serie di termini ritenuti ‘scorretti’ in riferimento al mondo Lgbtq. Da più parti sono piovute lamentele. “Volgari”, “fuori luogo”, “ignoranti” etc etc…

Freccero, invece, ha una chiave di lettura differente dell’accaduto e di tutto il can can che si è scatenato attorno all’episodio. D’altra parte l’esperto di media è da sempre una voce originale e fuori dal coro nel panorama dell’opinione pubblica del Bel Paese. “Conosco Pio e Amedeo da anni e li ritengo molto bravi – spiega l’ex numero uno di Rai Due -. Hanno preso in giro il pubblico di Mediaset, hanno portato sul palco i cantanti neomelodici che piacciono da morire al Sud e nelle tv generaliste non hanno spazio, hanno preso in giro tutte le categorie televisive”.

Secondo Freccero il duo comico foggiano è intelligente, astuto e continuamente impegnato a dare “prova di libertà immensa“. Dunque la frase che senza dubbio provocherà altre polemiche: “Loro attaccano il politicamente corretto e si sono ribellati a un dato di fatto: sulle reti Mediaset ci sono gay a ogni ora”.

Il dirigente, avventurandosi in un paragone socio-antropologico-politico, arriva a definire Pio e Amedeo ‘trumpiani‘, che, in quanto “eterosessuali bianchi, si ribellano a questa narrativa unica”. “Non solo hanno ragione, ma soprattutto dimostrano che Mediaset è libera”, aggiunge sempre Freccero, parlando dei due foggiani come il “contraltare di un onnipresente Tommaso Zorzi“.

Quindi ribadisce che tale pluralità di espressione non fa altro che certificare che sulle reti del Biscione si può dire tutto. A tal proposito si concede un salto nella memoria, rimembrando i suoi trascorsi nell’azienda berlusconiana. “Mi hanno ricordato il 1979, quando ho iniziato a Canale 5: si poteva dire qualsiasi cosa, come nel programma Drive In”, chiosa.

Carlo Freccero interviene sul caso Rai-censura innescato da Fedez nel corso del Concertone del Primo Maggio in onda su Rai Tre

L’intellettuale savonese 73enne passa poi a disquisire sul caso Fedez-Rai-censura. Anche in questo frangente sfodera un’idea che è alquanto complessa e originale. Innanzitutto precisa che il rapper milanese è ‘istantaneo’, ossia è capace di arrivare ‘subito’. Vale a dire che “in pochi minuti ti mostra la Rai vecchia e da buttare: l’opposto di Instagram, di Tik Tok, e di tutto quel mondo lì“, quello dei social, per intenderci, in cui il cantante, assieme alla moglie Chiara Ferragni spopola, con un seguito ‘milionario’ di followers.

Dall’altro lato Freccero spezza una lancia a favore del servizio pubblico radiotelevisivo italiano, sostenendo che se chi si è approcciato alla vicenda Fedez fosse stato più scaltro, al posto di dare in pasto la questione ai media con un operato da rivedere, avrebbe potuto capovolgere la situazione a suo favore.

Nella fattispecie l’esperto televisivo si è riferito alla vicedirettrice di Rai Tre in carica: “Fossi stata la vicedirettrice della Rai 3 gli avrei detto: ‘Ma le vedi le nostre reti? La vita in diretta, gli opinionisti gay, il Festival di Sanremo? Siamo costantemente sul tema della fluidità, non puoi non rendertene conto, non può dire che noi non vogliamo affrontare il tema’”.

“La Rai non è così vecchia come è apparsa il Primo maggio. Lo stesso non posso dire per la politica: nel festival della comunicazione andato in onda questo weekend la politica ufficiale – anzi i valletti della politica – hanno dimostrato tutta la loro inazione”, ha concluso il massmediologo.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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