Andrea Rizzoli, poco prima che terminassero i funerali della madre Eleonora Giorgi, ha preso parola e ha fatto un discorso toccante e per nulla banale. A un certo punto, chiedendo scusa al vescovo Antonio Staglianò, ha scandito una parolaccia, scagliandosi contro la retorica che sostiene che i malati di cancro siano dei “guerrieri“. Nel corso dell’omelia, invece, il monsignore ha citato gli scrittori Giacomo Leopardi e Cesare Pavese. Le esequie sono state organizzate come disposto dalla stessa attrice prima di spegnersi. All’arrivo della bara nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo a Roma, il feretro è entrato nella navata sulle note di “Wish you were here” dei Pink Floyd ed ha lasciato la basilica accompagnato dal brano “A Whiter Shade of Pale” dei Procol Harum.
Andrea Rizzoli si scaglia conto chi parla di “pazienti guerrieri”: “Una putt*nata”
Andrea Rizzoli, figlio di Angelo e Eleonora Giorgi, ha prima di tutto ringraziato tutte le persone che hanno dedicato un pensiero alla madre e che hanno seguito i funerali, sia dal vivo sia da casa tramite le piattaforme web o la tv. Dopodiché ha descritto non la Eleonora attrice, bensì l’Eleonora mamma, spiegando che, nonostante si sia impegnata in un lavoro che spesso “consuma” e “porta lontano da casa” è sempre stata presentissima nella sua vita e in quella del fratello Paolo Ciavarro.
Inoltre ha sottolineato che mai, quando lui e Paolo hanno avuto bisogno di consigli, li ha dati loro pensando come Eleonora Giorgi. Ha sempre avuto l’empatia di mettersi nei loro panni e di tentare di aiutarli in modo saggio. Poco prima di concludere il suo intervento, Rizzoli ha anche avuto parole dure e giuste contro chi parla dei pazienti che combattono contro i tumori definendoli guerrieri:
“A volte viene detto che i malati di tumore sono dei guerrieri perché intraprendono una lotta. Mi perdonerà il monsignore, ma sono puttan*te. Un guerriero scende nel campo di battaglia per difendersi con le armi. Chi invece è malato non ha armi, si affida alla medicina che non ha fatto passi straordinari in questo campo. E si affida all’amore delle persone che gli sono vicine. Oppure si affida alla fede. Mia mamma era agnostica, non credeva a tutto quello che c’era scritto nei libri, ma sapeva dell’esistenza di Dio. D’altra parte per credere all’esistenza di Dio non ci vuole la fede, ma la ragione”.
Funerali di Eleonora Giorgi, l’omelia del vescovo
Durante l’omelia, il vescovo Antonio Staglianò ha ricordato che l’attrice era perfettamente consapevole della gravità della malattia contro cui stava lottando, ossia un tumore al pancreas. Ha quindi sottolineato che in quelle condizioni si può combattere soltanto soffrendo, “entrando nel tunnel di un dolore, che è qualcosa di tremendo”. “E lo ha fatto, ha accettato questa sfida del dolore, di mettersi addosso questa corona di spine”, ha aggiunto il porporato.
Il vescovo aveva aperto l’omelia citando un celebre passaggio di una poesia di Cesare Pavese: “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, questa morte che ci accompagna da mattina sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso, come un vizio assurdo. Verrà, la morte e avrà i tuoi occhi, cara speranza e quel giorno sapremo che sei la vita, che sei il nulla”. Dopo aver menzionato il passaggio dello scrittore ha aggiunto che “il silenzio di Eleonora parla e dice che non è vero, il corpo che io sono stata emerge finalmente con chiarezza in tutta la bellezza”.
Staglianò ha anche fatto riferimento all'”Infinito“, nota e celebre poesia di Giacomo Leopardi, sostenendo che la speranza cristiana dice “a tutti gli esseri mortali di ascoltare il vero messaggio della vita perché la vita eterna è anche qui, in questo tempo, in questa storia. Un istante di tempo è eterno perché l’eternità non è una cosa senza tempo”.