Gabriel Garko fiume: l’analisi, l’orientamento intimo (“Se io ho dei gusti particolari e a te questa cosa fa vomitare…”) e Sanremo (“Mi volevano robot”)
Gabriel Garko a ruota libera. Ospite di Pierluigi Diaco (‘Io e te’, Rai Uno), si è raccontato intimamente e personalmente. Da diversi mesi l’attore ha rivoluzionato il suo modo di porsi al pubblico. Più Dario (suo nome all’anagrafe) e meno Garko: una scelta giunta dopo un lungo percorso interiore che lo ha portato a liberarsi dalle catene dell’immagine da divo, approdando a una sfera più ‘vera’ e ‘umana’. Durante la chiacchierata ha toccato diversi tasti: dai suoi orientamenti (sempre chiacchieratissimi), al passato professionale (spazio anche a Sanremo, con un aneddoto molto curioso), fino ai colloqui con l’analista…
“Tanta gente pensa che andare dall’analista voglia dire avere dei problemi. Quando invece li risolvi”
“Ad un certo punto della mia carriera ho capito che era giusto fregarsene del giudizio della gente e che in ogni caso avrei detto quello che penso veramente”. Garko, innanzi a Diaco, ha messo subito in chiaro il cambiamento in atto che lo ha coinvolto, sottolineando come la vita vissuta sotto i riflettori lo abbia provato. “L’analisi – ha proseguito – mi ha aiutato, però come ha detto il mio stesso analista, per una mia dote personale, mi sono sempre auto analizzato tantissimo”. E ancora: “Tanta gente pensa che andare dall’analista voglia dire avere dei problemi. Quando invece li risolvi. Parlare con l’analista è un po’ come parlare allo specchio ma senza filtri. Tanti dicono: se hai un migliore amico parla con lui. Non è la stessa cosa perché gli racconti un sacco di palle.”
“A Sanremo c’erano le persone che volevano che io fossi impeccabile e perfetto, tipo robot”
Garko fu chiacchieratissimo anche a Sanremo 2016, kermesse a cui prese parte in qualità di co-conduttore. E circa il suo approccio ai media in quel periodo ha confidato: “In quell’occasione ho vietato a tutte le persone che lavoravano con me e ovviamente a me stesso di leggere qualsiasi commento sui social e di leggere commenti sui giornali per non farmi influenzare e quindi andare avanti secondo un mio metodo.” Inoltre ha sottolineato di essere sfuggito al ‘controllo’ della produzione: “A Sanremo c’erano le persone che volevano che io fossi impeccabile e perfetto, tipo robot. Mi ero un po’ stufato di questa cosa. Motivo per cui le prime 4 puntate le ho fatte spettinato. Era un po’ una ribellione nei confronti di tutte quelle imposizioni […]. lì sei su un palcoscenico e può succedere di tutto, se non hai la spontaneità di sbagliare di fare le gaffe non va bene.”
“Se io ho dei gusti particolari e a te questa cosa fa vomitare o non ti piace, in ogni caso per me è la ‘normalità’ e per te no”
Spazio poi a un episodio scomodo, legato alle molestie: “Non l’ho voluto raccontare per fare la vittima perché immagino sia successo un po’ a tutti… Sono andato avanti per la mia strada. Io all’epoca avevo 16 anni, lui aveva 40 anni, era sposato con figli. Io nel libro l’ho voluto scrivere perché si tende a mettere un po’ al sicuro le persone sposate con figli perché improvvisamente sono diventati ‘normali’. Volevo denunciare il fatto che la normalità, che è una parola che odio, è soggettiva non oggettiva.” A questo punto Diaco ha spostato l’attenzione sull’orientamento intimo. “Parliamo di cibo così diventa più facile… Se a me piace la crostata con le pere e il salame piccante…”, ha risposto metaforicamente Garko, aggiungendo: “Se io ho dei gusti particolari e a te questa cosa fa vomitare o non ti piace, in ogni caso per me è la ‘normalità’ e per te no. (con riferimento a un ‘tu’ generale, non a un ‘tu’ nei confronti del conduttore)”
“Io padre? Mi sono reso conto di non essere mai arrivato al quid finale”
Poi Gabriel si è confidato sul senso di paternità: “Mi sono reso conto di non essere mai arrivato al quid finale…”. Infine, su assist di Diaco, ha parlato della parte femminile che alberga nell’uomo: “Per quanto riguarda invece la parte femminile dentro ognuno di noi purtroppo c’è tanta gente che ha paura di affrontarla e questo è un problema perché poi sfocia in aggressività.”