Gerry Scotti a un anno dal Covid ha rilasciato delle nuove dichiarazioni. Il conduttore è stato anche ricoverato un anno fa e sono stati giorni di grande apprensione, perché si vociferava che fosse abbastanza preoccupante la situazione. Insomma, non è stata una passeggiata per lui, come per tanti altri, e dopo un anno ha confermato che la sua situazione era piuttosto grave. A dargli forza però c’era un pensiero che è stato più forte della malattia e delle complicazioni dovute al Covid: la sua nipotina. Gerry Scotti è diventato nonno quasi un anno fa ormai e proprio l’arrivo imminente della bimba gli ha dato la forza per lottare.
In una intervista al settimanale Oggi, il conduttore si è raccontato a tutto tondo. Ha parlato della sua carriera, passata e futura, e della sua passione per il cibo e tanto altro. Non poteva mancare l’argomento nipotina, perché da quando è diventato nonno è innamorato pazzo della piccola Virginia. Proprio grazie alla bimba Gerry Scotti ha lottato contro il Covid:
“Quando sono stato ricoverato per il Covid ed ero grave, il pensiero di mia nipote Virginia mi ha aiutato. Mi sono detto: devo guarire perché tra un mese nasce mia nipote ed io ci voglio essere”
È passato quasi un anno da quei momenti difficili, era novembre del 2020 quando è arrivata la voce del ricovero di Scotti per Covid. Si è parlato anche di terapia intensiva per il conduttore, ma la voce è stata smentita. Ha sì trascorso dei giorni in un ospedale di Milano, ma senza arrivare nel reparto più tosto: si è fermato nell’anticamera della terapia intensiva. Dopo quasi dieci giorni di ricovero è tornato a casa ad aspettare la nascita della nipotina Virginia.
Gerry Scotti ha avuto il Covid: ricoverato nel 2020
Gerry Scotti ha preso il Covid in famiglia, così aveva rivelato dopo la guarigione. Il ricovero si è reso necessario quando la febbre non accennava ad abbassarsi. Il termometro continuava a segnare una temperatura troppo alta, le cure casalinghe non funzionavano e per questo il medico ha ritenuto opportuno ricoverarlo. Gerry ha trascorso i primi giorni della malattia in casa, ma quando i medicinali non hanno più effetto è stato trasferito in una struttura milanese. E per tutto il tempo il pensiero che sarebbe diventato nonno lo ha spinto a lottare.