Altra gaffe di Giulia De Lellis, non proprio una novità. Ogni tanto, come molti suoi colleghi influencer, non è contenta se non dice la sua su temi di cui conosce poco. L’ultimo scivolone risale alle scorse ore, quando ha pubblicato tra le sue Stories Instagram il video che mostra il giornalista Piero Ricca fare delle domande con tono sprezzante a Francesca Pascale, una delle compagne storiche di Silvio Berlusconi. “Lei era lesbica già quando abitava con Berlusconi? Quando lei faceva il lecca lecca a Napoli con il calippo io già facevo le contestazioni a Berlusconi…”. Così Ricca si rivolse alla Pascale che andò su tutte le furie lo scorso marzo. Ecco, appunto, lo scorso marzo.
A quanto pare alla De Lellis, il video di Ricca e Pascale è passato sotto agli occhi nelle scorse ore. L’ex volto di Uomini e Donne ha così pensato che la vicenda fosse capitata fuori dal Duomo di Milano, dopo i funerali di Silvio Berlusconi. “Vomito, mi ha rovinato la mattinata. Ho il nervoso, mi fa schifo. Ma poi fuori da un funerale, ma davvero fa la gente?”. Questo lo sfogo di petto dell’influencer. Forse poteva giusto andare su Google e digitare due paroline: in circa 5 secondi avrebbe scoperto che quel filmato non è datato ai funerali del leader di Forza Italia, bensì a marzo scorso, come poc’anzi sottolineato.
Qualche followers ha fatto notare alla giovanotta che il battibecco tra Ricca e la Pascale non era freschissimo. “Mi fa schifo lo stesso”, ha tuonato la De Lellis. Ok, bene, tutti d’accordo (Ricca fu davvero irritante con l’ex di Berlusconi). Ma il punto è un altro.
Non sarebbe meglio tacere se una cosa non la si conosce bene piuttosto che rilanciarla a casaccio pensando che sia avvenuta in un luogo in cui in realtà non si è verificata? Oppure non sarebbe ancor meglio informarsi un attimino prima di sparare paroloni visto che, nel caso della De Lellis, le Stories raggiungo migliaia e miagliaia di suoi seguaci? La risposta è sì, sarebbe senz’altro meglio.
D’altra parte i social sono croce e delizia, ring dove tutti possono dire tutto. E pazienza se quel tutto a volte è una verità a metà oppure addirittura una cavolata. Lo si ripete: non sarebbe una brutta idea quella di parlare soltanto di ciò che si sa. In alternativa parlare di ciò di cui non si sa, ma con almeno il buon senso di non avventurarsi in sentenze e di provare a capire l’antifona.