Giulia Salemi, una vita rivoluzionata. La conduttrice e influencer, in un’intervista a cuore aperto concessa al Corriere della Sera, ha rivelato dettagliatamente come ha deciso di dare una svolta alla sua esistenza, raccontando il lato oscuro dell’ambiente televisivo e del mondo degli influencer. A 31 anni ha trovato se stessa, ha capito ciò che è e ciò che non è, fatto fondamentale per scrollarsi di dosso atteggiamenti nocivi e fragilità che rischiavano di fagocitarla.
Giulia Salemi e l’altro volto della tv
“Mi sono sentita in difetto. Ho passato dieci anni a cercare di farmi accettare, illusione dato che tanto non andavo mai bene: bella e frivola, nemmeno bella, inadeguata, leggerina”. Così esordisce l’italo-iraniana, che ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza a Piacenza per poi tentare il grande salto in quei di Milano, città che le ha dato tanto ma le ha anche tolto molto. Oggi la Salemi sta trovando la sua strada. Una grande soddisfazione glielo sta dando il suo podcast Non lo faccio per moda. Il contenuto svetta nelle classifiche di Spotify e Apple. E non è un caso: c’è della qualità, il progetto è ben costruito.
“Tenere l’attenzione degli ascoltatori per un’ora richiede abilità, empatia, studio. Ed è un po’ psicoterapia: l’Estetista Cinica, Alfonso Signorini (tra i primi ospiti, ndr) hanno raccontato difficoltà superate per giungere dove sono”, riflette Giulia. Spazio quindi al lato oscuro della tv. Davvero alcune persone sono così frivole come appaiono? Oppure dietro c’è una strategia e degli indirizzamenti? Buona la seconda ipotesi. La stessa Salemi lo conferma: “In qualche trasmissione il commento leggero era richiesto per contratto. Esce una puntata e a ruota certi articoli: quanto è sciocca. Ci sono stata male per anni. C’entra Milano”.
Sì, esatto. L’influencer conferma ciò che chi ruota attorno al mondo del piccolo schermo già sa da un pezzo. Il grande pubblico invece no, perché ovviamente nella vita si occupa di altro. Per farla breve, in determinati contesti fa gioco proporre modelli di personaggi svampiti e superficiali. Naturalmente le responsabilità vanno condivise: da un lato chi richiede tali comportamenti, dall’altro che accetta di prestarsi alla pantomima. La Salemi ha compreso una cosa: che questo patto alla lunga si trasforma in un boomerang. Più visibilità, ma al prezzo di essere considerati dei tonti. Non proprio un grande affare. Cita poi Milano e qui si scoperchia un altro vaso di Pandora.
“A Milano fai un po’ il patto con il diavolo: per essere accettata devi stare dentro al sistema – moda, spettacolo -, cioè essere sempre carina, curata, con la battuta giusta come quelli che devi frequentare, stron*etta. Una maschera. Io sono cresciuta dicendo ciò che penso, sono vera, dunque mi dovevo frenare, camminavo sulle uova. Ho commesso errori, sì, ma a 31 anni ne ho fin sopra ai capelli”.
Oggi la Salemi, per la prima volta, assicura di avere trovato stabilità emotiva e sicurezze mai avute prima. Cruciali anche i legami umani che ha saputo coltivare, tenendosi vicine le persone giuste e lasciando perdere le finte amicizie: “Mi sono data da fare per superare ciò che non mi piace. Ora ho stabilità: il mio fidanzato (Pierpaolo Pretelli, ndr), due-tre amici perché gli altri mi hanno deluso, la famiglia. Non sono granché mondana, sto volentieri a casa a guardare la tv. Mi basta e dico: sono così, io mi accetto. Se agli altri non va bene è lo stesso”.
Il consiglio di Simona Ventura
Quando le si domanda perché ha passato anni a sentirsi in difetto e non all’altezza, rivela che il mondo televisivo, quello milanese di certi ambienti e quello social, in parte spingono verso un baratro fatto di incertezze:
“Andavo agli eventi e non avevo mai l’argomento pronto. E dire che ho studiato. Scienze sociali alle superiori, poi Economia a Piacenza. In marketing ho preso 29, in Diritto pubblico 27, da matematica non uscivo: ho mollato Perché non ricordo nulla delle materie d’esame? Forse è un disturbo e dovrei approfondire. Simona Ventura, tra le prime con cui ho lavorato, mi ha consigliato almeno due quotidiani ogni mattina. Anche Alfonso Signorini: informati. Lo faccio. Sul telefono – che un po’ ci rimbambisce – ho le app dei giornali, tutte le notifiche attive. Il mio obiettivo è leggere un libro al mese”.
Nell’ultimo periodo ha cambiato molto anche la sua comunicazione sui social. Dal postare una marea di contenuti personali, è passata a selezionare con più cura e attenzione i messaggi da veicolare: “Serve moderazione: in passato postavo la qualunque, ora penso ci voglia più sostanza. Inoltro contenuti per lavoro, qualcosa di me, racconto un luogo che mi è piaciuto, cose belle che sento di condividere. Meno, con più qualità”.
Giulia Salemi: “Dopo il primo GF tornai nel monolocale di via Jenner”
Oggi sta riuscendo ad avere anche una buona stabilità economica. Ma in passato, anche da questo punto di vista, le difficoltà non sono mancate. Dopo la prima partecipazione al Grande Fratello tornò a vivere nel monolocale in via Jenner:
“Ho girato un sacco di case. Uscita dal primo Grande Fratello abitavo in un monolocale in viale Jenner, zona difficile nel 2018, non ero tranquillissima. Pochi metri al piano rialzato: affaccio caotico su strada. Coinquilina era mia cugina giunta dall’Iran, quando mi sono fidanzata ho cambiato di nuovo. Oggi vivo in una zona residenziale”.
A proposito di Grande Fratello. La Casa più spiata d’Italia l’ha vissuta sia da concorrente, sia da opinionista. Signorini la volle come commentatrice dei social. Si destreggiò molto bene. Se domani dovessero richiamarla per quel ruolo risponderebbe presente. La questione social le ha fornito anche l’assist per parlare dell’odio che serpeggia in rete:
“Il problema: manca una regolamentazione. Chi apre un profilo dovrebbe fornire la carta d’identità. Invece ti infangano con nomi falsi. Due-tre personaggi mi perseguitano: li blocco, ricompaiono con un altro nick. Li riconosco dai modi, dal metodo. Insultano me e i miei cari. Sono stata alla Polizia postale: se non c’è un vero nome si arena tutto. Ma non abbandono ciò che faccio: lo amo troppo”.