Gianluca Grignani sbarca a Verissimo e consegna alla storia del programma una delle interviste più curiose mai andate in onda, con una Silvia Toffanin a tratti disorientata dal flusso ininterrotto di parole del cantante, che si è presentato con il suo immancabile cappello da cowboy. Parole a volte sconnesse, a volte sconclusionate, a volte lucide, a volte taglienti come una lama di rasoio. Sono il frutto del suo caotico, nebuloso e creativo mondo interiore. Un uragano , un vulcano. Il rocker milanese è quel che veramente si può definire genio e sregolatezza, continuamente preso dalla lotta con i demoni interiori, con il mondo, con la popolarità, con ciò che appare contraffatto e ciò che appare genuino.
“Sono un uomo in divenire, non amo i bei momenti”. Esordisce così Grignani, in modo del tutto inusuale. La Toffanin è subito spiazzata: “Avrai avuto dei bei momenti o no?”. “Non li voglio i bei momenti”, ribatte il rocker, lasciando ancor più basita la conduttrice che incalza: “Nemmeno la nascita dei tuoi 4 figli?”. “Quelli sì, difficilissimi per un uomo come me. Mi hai toccato in un punto dolente: i primi tre vivono con la mamma, mia figlia più grande vive con me. Chiudiamo l’argomento altrimenti mi viene la lacrimuccia”, chiosa Grignani, che per la prima volta conferma la fine del matrimonio con Francesca, conosciuta 25 anni fa.
“Tirati su il cappello, perché le fan non vedono i tuoi occhi così belli”, lo riprende Silvia. “Mi ha vestito lo stylist”, la replica. L’intervista vive di momenti leggeri e pesantissimi, con poderosi sbalzi di tono. Si arriva quindi alla profondissima e tragica confessione riguardante gli abusi subiti. “Nel 1982 – narra il cantautore – ho avuto un incontro strano con un pedofilo. Aveva 18 anni, io 10. Mi picchiava perché non riusciva ad avere da me quello che voleva. L’errore dei miei genitori è stato quello di non andare avanti legalmente”.
“Quello era una testa di c… Certa gente non va perdonata. Dopo il 1982 il mio sorriso è diventato più amaro – aggiunge Grignani. – Avevo sensi di colpa“. La Toffanin deglutisce e va su un altro tema: “Tu a 16 anni hai avuto successo. Come lo hai vissuto?”. “Il successo non fa parte di me”, risponde in modo alquanto sorprendente Gianluca. “Non mi dà fastidio l’attenzione, ma mai ho suonato per avere le ragazze. Le avevo lo stesso. Sanremo? Sono salito sul palco e sono sceso, lì era tutto falso”. Dichiarazioni toste, a cui ne fanno seguito altre: “A nessuno fregava della musica lì, falso“.
In modo sconnesso Grignani arriva sul tema droga: “La parola droga non deve essere usata perché nel bene o nel male le fai pubblicità. A meno che non debba parlarne per altri motivi, è sbagliato parlarne”. La Toffanin prova a rimettere ordine chiedendo a Grignani che padre sia: “Non lo so, però riesco a farlo. Sono permissivo, cerco di insegnare la libertà in tutti i suoi valori a mia figlia Ginevra che vive con me”.
Gianluca si ferma un attimo, piange. Poi si ricomincia: “Ho scritto per 3 anni e mezzo. Ho scritto 80 brani. Vivo vicino alla casa in cui morì Stefania a 12 anni, una mia amica di quando ero piccolo. Mi sono dimenticato di lei per tanti anni”. Grignani si blocca, sopraffatto dal pianto. Secondi lunghi, dove nello studio rimbombano solo i singhiozzi del cantante che a un certo punto si alza e scaraventa il cappello a terra. “Questa cosa mi fa male davvero, scusami”. “Riprenditi”, gli suggerisce Silvia. “Lei è cresciuta a 100 metri dove ho la casa. Mi ero scordato di lei e invece il suo pensiero è tornato in me”, sottolinea il rocker che poi si arresta di nuovo, in preda alle lacrime.
Grignani, recuperata la calma, accenna poi a un episodio in cui la polizia lo ha scortato a casa per un caso di cui non ha fornito dettagli. La Toffanin riprova a tranquillizzarlo, vedendolo in palese difficoltà emotiva. “Tu come stai adesso, ti vedo molto provato, in che fase sei?”. “Io non sono provato, piango perché sono libero. Sto parlando di Stefania, una ragazzina morta a 12 anni“.
“Ti va di parlare della tua ex moglie?”, domanda la conduttrice. Altra replica piuttosto strana: “Quella è l’unica cosa che non mi dà fastidio, è stato un dolore per i miei figli e per l’abitudine che avevamo. Comunque è un bene che sia andata così. Non sono stato un buon marito, ma sono stato onesto. Sarei andato avanti perché ho delle responsabilità coi miei figli. Lei mi ha dato la possibilità di essere libero e io l’ho presa, perché era giusto così”. Un discorso nebuloso, a tratti difficoltoso da seguire. Ma Grignani è così, genio e sregolatezza.