Sembra che qualcosa si sia spento nel palinsesto Rai, già folto di repliche prima ancora dell’arrivo dell’estate. Stefania Zizzari di Tv, Sorrisi e Canzoni ha deciso di interpellare numerosi esponenti dell’azienda di Viale Mazzini (e del settore audiovisivo) per fare luce sui motivi di una simile scelta editoriale.
Sebbene in questi ultimi mesi abbiamo assistito a produzioni originali (Un passo dal cielo 7, Che Dio ci aiuti 7, Vivere non è un gioco da ragazzi), è anche vero che già da diverse settimane circolano repliche di fiction come Il Commissario Montalbano, La Sposa o Imma Tataranni – Sostituto procuratore.
I motivi editoriali
La principale giustificazione del ricorrere alla replica televisiva, secondo Maria Pia Ammirati (direttrice di Rai Fiction), è legata ad un palinsesto Rai pensato in prospettiva e non soltanto alla singola prima serata. Un’altra motivazione, nello scegliere se mandare in onda una replica o un prodotto originale, passa per la disponibilità tra le produzioni già pronte.
Viene quindi da domandarsi se il costo del canone Rai pagato dagli utenti sia in linea con l’offerta. Bisogna infatti considerare che il pubblico, oltre a tanti prodotti originali e inediti, viene sottoposto a numerose repliche, alcune anche datate (ad esempio puntate del Commissario Montalbano o di Don Matteo risalenti ai primi anni Duemila). Secondo Marcello Ciannamea (direttore pianificazione palinsesti), il canone Rai rappresenta “la quota più bassa d’Europa” ed è la base da cui partire per pianificare i prodotti inediti di ogni stagione.
Pochi investimenti negli ultimi anni
Di diverso avviso è, invece, Giancarlo Leone, presidente dell’Associazione produttori audiovisivi. Secondo quest’ultimo, infatti, la Rai non sta investendo sufficientemente nella realizzazione di nuove produzioni audiovisive, abbassando anche i fondi destinati per tale settore. Negli ultimi anni, infatti, l’investimento è passato da 220 milioni ai 170 attuali. Il poco budget a disposizione, secondo Leone, non è sufficiente per arrivare a coprire la domanda annuale di nuovi prodotti televisivi.
Uno dei motivi principali, dunque, sembrerebbe l’abbassamento del budget investito, con conseguente creazione di stalli in numerose produzioni. L’alto share che contraddistingue le repliche televisive, va detto, non giustifica un palinsesto evidentemente impoverito rispetto a qualche anno fa. Non si può non considerare il fattore anzianità del pubblico quando si calcola l’indice di ascolto dietro un prodotto Rai. E se molti guardassero le repliche perché non hanno alternative in termini di intrattenimento? Quanti anziani analfabeti, tecnologicamente parlando, ci sono ancora oggi nel nostro paese?