Non è finito il caso ‘capitale di Israele‘ relativo a L’Eredità, il noto quiz show di Rai Uno. La faccenda è scoppiata dopo che lo scorso 21 maggio un concorrente, alla domanda che chiedeva quale fosse la capitale dello stato mediorientale rispose Tel Aviv. Sbagliato, sentenziò il programma, affermando che fosse Gerusalemme la risposta corretta da dare. A quel punto due associazioni filo-palestinesi si sono rivolte al giudice che ha stabilito che Insinna, il 28 settembre 2020, quando riprenderà la trasmissione, dovrà dire che “il diritto internazionale non riconosce Gerusalemme quale capitale dello Stato di Israele”. Finita qui? No: la Rai, fa sapere il quotidiano Repubblica, ha deciso di impugnare l’ordinanza con cui il 6 agosto la giudice Cecilia Pratesi ha disposto di integrare la rettifica di cui sopra.
L’Eredità e il caso sulla capitale di Israele: la Rai impugna l’ordinanza
Secondo la magistrata, non basta quanto già detto nel programma della rete ammiraglia del servizio pubblico. Il conduttore Flavio Insinna dichiarò: “Tema delicato sul quale esistono posizioni diverse”. Dovrebbe pronunciare, senza aggiungere altro, che il diritto internazionale non riconosce Gerusalemme come capitale. Ed è su tale punto che la Rai non vuole cedere di un millimetro. Come ha spiegato Repubblica, Viale Mazzini, senza entrare nella contesa geo-politica, fa un ragionamento prettamente giuridico. Nella fattispecie sostiene che nel suo complesso l’informazione resa è stata veritiera e quindi non c’è bisogno di una ulteriore rettifica. Rettifica che è necessaria, secondo il diritto, solo quando si è innanzi a una notizia falsa. Cosa che in questo frangente, per i legali della Rai, non è avvenuta. Motivo? Il caso sulla questione quale sia la capitale di Israele è “obiettivamente controverso”.
La Rai si difende
La Rai, inoltre, fa un secondo ragionamento a sua tutela. Se dovesse dire di sì a una rettifica secondo i termini del giudice Cecilia Pratesi, ci sarebbe il rischio di creare un precedente spinoso. Vale a dire che Viale Mazzini rischierebbe di vedersi recapitare nei propri uffici legali una marea di ricorsi. Si capisce che la questione non è soltanto una disputa di sottigliezze ma potrebbe avere una posta in gioco ben più alta rispetto al fatto della risposta su Gerusalemme capitale sì o capitale no.