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La musica è il suo pane quotidiano. Linus, direttore artistico di Radio Deejay, conta più di 30 anni di esperienza nel sistema dello show business. Il suo giudizio sui brani proposti sul palco del Teatro dell’Ariston non può non essere considerato. A distanza di due mesi dall’edizione 2025 del Festival di Sanremo, sono poche le canzoni che tutt’oggi vantano una buona percentuale di visualizzazione sulle piattaforme.

“Carine” – con questo aggettivo, evidentemente modesto, Linus definisce la scaletta selezionata con cura da Carlo Conti. Né Olly, né Lucio Corsi: secondo il conduttore e DJ, tra una decina di anni, l’unica melodia che il pubblico ricorderà sarà quella di Cuoricini dei Coma_Cose. Un pensiero che, in realtà, accomuna molti Big del mondo della musica: da Laura Pausini a Manuel Agnelli, fino ad arrivare ad Elio. Siamo di fronte ad un vero e proprio scontro generazionale.

Linus contro tendenza: Sanremo? Canzoni “carine”

“Cosa resterà delle canzoni di Sanremo 2025? Nulla” – così Linus si aggiunge alla lista dei Big contro tendenza. Una posizione coraggiosa, considerando le numerose critiche ricevute dai suoi predecessori, la cui colpa è stata semplicemente quella di analizzare razionalmente il triste andazzo che sta prendendo il business musicale. Non risparmia neppure il vincitore del Festival, Olly: “È un bel personaggio, anche lui carino. Prima di dire che sia il futuro della musica italiana però, aspetterei un attimo”.

Siamo di fronte ad uno scontro generazionale. Le nuove leve non accettano indicazioni da chi ha trascorso metà della sua esistenza imbracciando strumenti e buttando giù strofe. Basta pensare all’immediata reazione di Blanco alle perplessità di Laura Pausini sull’abuso dell’autotune. Il giovane cantautore ha risposto laconico, sostenendo di apprezzare molto di più artisti come Sfera Ebbasta, piuttosto che personalità come la nota cantante emiliana.

Ma da dove nasce il problema? I Big avanzano due lacune importanti. Prima di tutto, molti dei nuovi artisti non sono intonati. In secondo luogo, la maggior parte dei brani è frutto della penna dei medesimi autori. La scaletta dell’edizione corrente del Festival di Sanremo, ad esempio, comprendeva ben tre brani scritti proprio da Blanco: Se t’innamori muori di Noemi, Lentamente di Irama ed infine La cura per me di Giorgia.

Il risultato? Quasi trenta pezzi che si assomigliano l’uno all’altro. Canzoni che perdono di identità e di riconoscibilità. Ed ecco che si giunge, inevitabilmente, alla riflessione di Linus: “Sono passati due mesi, la sola canzone…che ci ricorderemo fra 10 anni sarà Cuoricini”. Al termine della lunga intervista rilasciata al Messaggero, il conduttore radiofonico ha ricordato al pubblico – e a sé stesso, forse – di far parte di una generazione che rappresenta in toto il mondo dello spettacolo italiano.

Ha citato Gerry Scotti, Fiorello, Amadeus, Fazio, Bonolis ed altri. Non è chiaro, tuttavia, se il suo pensiero sia da attribuire ad una presa di posizione contro i ‘concorrenti’ più giovani oppure all’effettiva consapevolezza della triste degenerazione dell’arte in generale. Che sia un’analisi oggettiva o meno della realtà, i dati parlano chiaro: gli streaming funzionano per qualche settimana, dopodiché il pubblico attende con insistenza la pubblicazione di una nuova hit e così via.

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