Chiara Ferragni e il Codacons hanno trovato un accordo che, probabilmente (anche se non è sicuro), eviterà all’influencer il processo penale per truffa aggravata per lo scandalo dei “Pandori Balocco”. Selvaggia Lucarelli ha commentato l’intesa economica raggiunta e non è stata affatto tenera né con l’ente che tutela i consumatori, né con l’ex moglie di Fedez. La giornalista ha inoltre riferito che se fossero stati risarciti tutti i coloro che hanno acquistato il dolce a 9 euro, l’imprenditrice digitale avrebbe dovuto emettere un rimborso pari a 43 milioni. Ma si proceda con ordine.
“Pandoro gate”, accordo tra Chiara Ferragni e Codacons sugli indennizzi
Quando scoppiò il caso dei pandori, il Codacons invitò i cittadini che avevano acquistato il “Pink Christmas” a tutelarsi e a mettersi in contatto con l’associazione. Il fine era far avere un risarcimento ai consumatori attraverso una denuncia per truffa aggravata. Con l’accordo reso noto oggi, il risarcimento ci sarà, ma non per truffa aggravata. Inoltre non verranno risarciti tutti i consumatori che hanno comprato il pandoro griffato dall’influencer, bensì solamente quelli che avevano contattato il Codacons, ossia una minima parte.
L’intesa prevede che l’influencer cremonese pagherà a ognuno dei consumatori che saranno indennizzati 150 euro, a fronte della spesa di 9 euro per l’acquisto del pandoro. Inoltre l’ex moglie di Fedez donerà 200mila euro in beneficienza ad un’associazione che lotta contro la violenza sulle donne. Alla luce di tale patto, il Codacons ha esultato. Come vede l’intera faccenda Selvaggia Lucarelli che fu la prima a parlare del “Pandoro gate” con un’inchiesta giornalistica? Non benissimo, per usare un eufemismo.
L’analisi di Selvaggia Lucarelli
Lucarelli ha esaminato il caso attraverso una serie di storie Instagram, cominciando con il ricordare come il Codacons, qualche mese fa, assicurava che nei confronti della Ferragni avrebbe usato il pugno di ferro: “Come ricorderete, dopo la promessa di dare 1 milione di euro al famoso ospedale, il Codacons si scagliò contro Ferragni con un esposto in 104 procure parlando di LACRIME DI COCCODRILLO. “Mai più beneficenza da chi tenta di ricattare i giudici con promesse di donazioni!”. E quindi il Codacons ha invitato i consumatori che avevano acquistato il Pandoro a mettersi in contatto con l’associazione. (Bastava lo scontrino o addirittura un’autocertificazione). Lo scopo era far ottenere il risarcimento ai consumatori tramite una denuncia per truffa aggravata“. Il risarcimento alla fine lo hanno ottenuto, ma non a causa della denuncia per truffa”.
La giornalista ha proseguito sostenendo che il Codacons, dalla vicenda che ha travolto la Ferragni, ha avuto mediaticamente molta pubblicità, sottolineando che per via della denuncia presentata per truffa aggravata si è messa in moto la macchina della giustizia, svolgendo accertamenti e indagini. Sempre la Lucarelli: “L’ipotesi del processo, dopo la multa dell’Antitrust, era la più probabile. Quindi, dal momento che i processi durano una vita e che l’esito poteva anche non essere favorevole, Chiara Ferragni ha cercato la strada dell’accordo extragiudiziale. E cioè di un accordo che evitasse l’azione penale nei suoi confronti. La legge lo consente e arrivati a questo punto era la strada migliore da percorrere ovviamente. Evita eventuali condanne e può chiudere la questione da un punto di vista legale. (Recuperare la reputazione è invece un lavoro ancora molto lungo). Ma è convenuto chiudere tutto con un accordo al Codacons che dopo aver detto cose durissime su Ferragni e aver smosso procure e stampa, oggi rilascia comunicati dal tono mieloso“.
Dopo l’accordo, il Codacons ha anche fatto sapere che ci sarà una futura iniziativa benefica al cui evento di lancio prenderà parte proprio Chiara Ferragni. La Lucarelli, su tale punto, ha fatto un paragone con l’ex marito dell’influencer: “Insomma, come con Fedez, Codacons avvia azioni legali che poi si concludono con accordi e pace. E con molta stampa per Rienzi, molta pubblicità e con evento pubblico insieme ai denunciati famosi. Nel frattempo, in alcuni di questi casi citati, le procure lavorano per nulla. Un anno di indagini per la denuncia del Codacons per i Pandori e poi “ma no, facciamo pace”. Come se il lavoro delle procure non lo pagassero proprio quei cittadini che Codacons dovrebbe tutelare“.
I numeri e gli ipotetici 43 milioni di euro come risarcimento ai consumatori
Spazio poi ai numeri freddi e crudi: “Detto ciò, i consumatori che saranno risarciti sono ovviamente un numero irrisorio rispetto al numero complessivo di persone che avevano comprato il Pandoro. Non so quanti si siano rivolti a Codacons (solo loro avranno il risarcimento), ma ovviamente parliamo di poche decine o centinaia. Erano stati venduti 290.000 pandori griffati Ferragni“. Se tutti avessero fatto ricorso al Codacons, Chiara Ferragni avrebbe dovuto sborsare oltre 43 milioni di euro“.
Secondo la giornalista, l’accordo ha fatto bene sia a Ferragni sia al Codacons. La prima potrebbe scampare il processo per truffa aggravata, il secondo ha avuto ampio spazio sui media. Convenuto invece “meno ai cittadini che pagano l’inutile lavoro delle procure”. Infine la Lucarelli ha dichiarato che forse si chiuderà qui la vicenda legale per la Ferragni, ma non quella reputazionale:
“A chi mi chiede: quindi per Ferragni è una ammissione di colpa? La multa dell’antitrust aveva già sancito la colpevolezza riguardo la pubblicità ingannevole, quindi non serve un processo per stabilirlo. Ha risarcito perché la colpa esiste e perché doveva accordarsi. Il processo avrebbe stabilito l’eventuale sussistenza di una responsabilità penale. Ma alla fine, come ho sempre detto, dell’aspetto penale poco importa. Buon per lei se è riuscita a evitarlo (comunque al momento è ancora indagata, suppongo saranno ritirate le denunce a breve). Il vero problema resta l’aspetto reputazionale. Lì non esiste Codacons che possa darle una mano. E non perché non abbia diritto a voltare pagina, ma perché non l’ha mai voltata. Lei è rimasta lì dove era un anno fa, incapace di crescere e cambiare pelle“.