Questa sera, martedì 14 novembre, andrà in onda la prima puntata di “Circeo”, la docu-serie dedicata all’omonimo massacro. Protagoniste della vicenda furono Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, due giovanissime studentesse romane, che un giorno di fine estate del 1975 furono attirate con l’inganno nella villetta fuori porta di uno di tre giovani della Roma bene: Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira. Una volta arrivate alla villa le ragazze vennero minacciate con un revolver e costrette a spogliarsi. A quel punto, dopo essere state chiuse in bagno e poi in due stanze diverse, Rosaria e Donatella vennero violentate e seviziate a turno per 36 ore consecutive dai tre Pariolini. A temine di quelle interminabili ore di follia e violenza, Rosaria Lopez morì affogata nella vasca mentre Donatella riuscì a salvarsi fingendosi morta.
Tutti dettagli tristemente già noti al pubblico. Ciò che però in molti non sanno è che fine ha fatto la famosa “villa del terrore”, la casa che da luogo di villeggiatura per famiglie divenne teatro di un tragico delitto e che ancora oggi scuote gli animi di chi all’epoca c’era, ma anche di coloro che invece del delitto dei Circeo conoscono solo la terribile fama.
Chi ha comprato Villa Moresca?
All’epoca dei fatti la villa era di proprietà della famiglia Ghira, i genitori di uno dei carnefici, e dopo il dissequestro è rimasta sfitta per anni. Da tempo però la struttura è stata venduta e sono tante le versioni e le voci che si rincorrono su chi la acquistò. Stando ad alcune ricostruzioni Maria Cecilia Angelini Rota, la madre di Andrea Ghira, 25 anni dopo il tragico avvenimento la vendette a un’anziana piemontese che a sua volta la lasciò in eredità al figlio, un architetto di quasi 80 anni. Secondo altri la villa fu acquistata da una signora tedesca o da un militare.
Chi in quel luogo ci vive ha affermato che la villa negli ultimi anni ha assunto un aspetto molto trascurato, anche se nessuno crede alle voci circa il totale abbandono della struttura. Pare infatti che nel corso degli anni si siano palesati nell’abitazione segni di presenza umana ‘a intermittenza’. È quindi probabile che i misteriosi acquirenti continuino a utilizzarla in determinati periodi dell’anno.
Insomma, l’identità di chi sia effettivamente entrato in possesso della villa è ancora oggi un vero e proprio mistero ma una cosa è certa: quel luogo, che è stato in passato teatro di un crimine efferato, sarà per sempre marchiato a ricordo di ciò che è accaduto all’interno delle sue mura. L’impatto sulla comunità è stato devastante e la sopravvivenza di quel luogo di tortura è stato vissuto da molti con estremo disagio e dolore.
Dove si trova la villa del terrore
L’efferato delitto che vide protagonisti i famosi “Tre Pariolini” e le loro due vittime è indissolubilmente e inevitabilmente legato al luogo in cui è stato consumato. Come anticipato, il 29 settembre 1975 a San Felice Circeo, in provincia di Latina, in una villetta lontana da occhi indiscreti, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, all’epoca poco più che ragazzine, sono state violentate, seviziate e picchiate dai tre giovani appartenenti alla ristretta cerchia della Roma bene.
Via della Vasca Moresca, la strada dove si trova la celebre villa, è situata in una zona del promontorio completamente isolata, se non fosse per la presenza di qualche abitazione di lusso che si riempie in alta stagione e si svuota quasi completamente da settembre a maggio, e per questo adatta all’esecuzione di un crimine di questo stampo. Per raggiungere la proprietà, costruita negli anni Settanta dal padre di uno degli aguzzini, Andrea Ghira, è necessario percorrere una strada ricca di tornanti a picco sul mare e raggiungere la località chiamata Punta Rossa.
A proteggere la proprietà si trova un grande cancello, chiuso con un lucchetto ormai arrugginito. La villa è visibile solamente dal mare o al massimo da un’altra struttura ubicata nelle immediate vicinante e a oggi sono poche le informazioni disponibili riguardanti il teatro di quel terribile incubo.
Il centro antiviolenza nella casa di Donatella Colasanti
Una tragedia quella del Circeo che non verrà mai dimenticata e che servirà da monito per le generazioni future. È questa la speranza di Roberto Colasanti, fratello di Donatella, che, dopo la sua morte avvenuta nel 2005 a soli 47 anni per un tumore, ha deciso di destinare l’abitazione della sorella in quel di Sezze alla costruzione di un consultorio o una “casa delle donne”. Un luogo di riferimento dedicato a tutte le vittime di violenze perché nessuna di loro si senta più sola e abbandonata al proprio destino.
In quella abitazione Donatella, che venne segnata profondamente dalla vicenda del Circeo, trovò il suo rifugio, un luogo sicuro dove sentirsi protetta dalle minacce del mondo esterno e dove visse quasi nell’anonimato per alcuni anni, fino alla sua prematura scomparsa. “Mia sorella si è sempre battuta per ottenere giustizia,” aveva dichiarato Roberto Colasanti in merito alla sua volontà di far diventare l’ex dimora della sorella un centro antiviolenza (CAV). “Vorrei poter utilizzare una casa di Donatella, che ho ereditato e che si trova a Sezze, per farla diventare un consultorio o una casa delle donne”.
Fu così che tre anni fa, a 45 anni dal massacro del Circeo la casa di Donatella Colasanti è ufficialmente diventata un Centro Antiviolenza. Un gesto dall’evidente valore simbolico che è arrivato proprio quando l’intera nazione ha ricordato uno dei fatti di cronaca nera che sconvolse l’opinione pubblica italiana.