Massimo Lopez a ruota libera. In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’attore comico 70enne ha raccontato per la prima volta di aver avuto un infarto in treno pochi mesi fa. Il malore ha fatto seguito ad un altro infarto, quello che lo colpì nel 2017 quando stava recitando sul palcoscenico. Quell’episodio divenne subito di dominio pubblico, essendosi consumato innanzi a una platea. Di quest’ultimo, invece, il doppiatore, da sempre riservatissimo sulla sua vita privata, ha preferito non parlarne con la stampa fino ad oggi. Lopez ha raccontato la vicenda dopo che gli è stato chiesto in che modo “vive la felicità”, spiegando che quando si è vittima di determinate situazioni la propria percezione del mondo cambia, così come muta il pensiero relativo alla ricerca della felicità.
“Come vivo la felicità? Cercando di riconoscerla. Ho avuto due infarti, uno “di dominio pubblico”, perché avvenuto nel 2017 mentre ero sul palcoscenico, un altro invece avvenuto qualche mese fa e del quale sto parlando adesso per la prima volta, qui”. Così il conduttore che ha aggiunto che il secondo malore da cui è stato colto è stato ancor più intenso e pericoloso del primo:
“Peraltro il secondo è stato ancora più drammatico, perché ero in treno e ho viaggiato tre ore con un attacco di cuore in corso, ho rischiato seriamente. Dico questo perché dopo ogni momento così delicato ho sempre cercato di “ritrovare” la vita, di vedere da vicino le cose che contano, come se osservassi tutto dall’alto. È stato allora che ho riconosciuto la felicità. Nelle cose che ancora mi era concesso di fare. Ecco, forse per me la felicità è un ritrovamento, un recupero”.
Oggi si è ripreso e anche professionalmente continua ad essere attivissimo. In questi giorni è in tournée con il collega e amico Tullio Solenghi, come ai vecchi tempi. “Per me è un fratello. Anzi, di più: è il nonno che non ho mai avuto”, ha scherzato con affetto. “Se mi sentisse? Mi ripudierebbe. Ma no, è una delle gag che facciamo da tempo. Tullio non è solo un amico, per me è una protezione. Con lui e Anna (Marchesini, ndr) c’era una familiarità che negli anni è diventata affetto profondo, legame vero”.
Spazio quindi al ricordo di come si formò quel trio delle meraviglie. L’incontro decisivo avvenne in una sala di doppiaggio, mentre dovevano dare voce a dei cartoni animati giapponesi. Durante il lavoro si sbizzarrivano, arrivando persino a cambiare i copioni, fatto che mandava su tutte le furie i produttori: “Qualche volta noi non ci attenevamo ai copioni e inventavamo le battute. Le sei ne usciva con cose come: “Ma signor Yakatomo, che cavolo vuole da me?” I produttori erano furibondi”.
Con Tullio e Anna fece anche la parodia de I Promessi Sposi, una delle cose che ancor oggi vive nell’immaginario collettivo italiano. A proposito di quell’esperienza, Lopez ha narrato un aneddoto divertentissimo: “Ho settant’anni e posso dire che quelli sono stati i giorni più divertenti della mia vita. Una volta, mentre stavamo girando, mi presi una pausa e andai al bar. Ordinai un’aranciata e mi misi a giocare a flipper. Tutti mi guardavano e non capivo perché. Poi realizzai: ero vestito da Monaca di Monza”.
Massimo Lopez: “Lasciai dall’università e decisi di fare l’attore. E quella volta che Mina mi cucinò gli spaghetti”
Capitolo recitazione e esordi. Il pallino per intrattenere Lopez lo ha avuto fin da piccino, quando gli veniva naturale esibirsi in famiglia con imitazioni e canti. Un hobby da coltivare dopo lo studio. E infatti si iscrisse alla facoltà di Lingue. Non andò benissimo: “Prima lezione: la prof comincia a spiegare ma, a un certo punto, indica me e prende a interrogarmi. Non resisto, esco e da allora non ho più rimesso piede all’università“. Per una porta che si chiude, a volte, si apre un portone: “È stato in quell’istante che ho deciso di fare seriamente l’attore, da sempre innamorato delle “quinte”, da quella particolare prospettiva in cui sei invisibile ma controlli tutto. Poi è arrivato il Trio“.
A un certo punto della sua carriera fu chiamato anche da Mina: “La cosa che più mi ha sorpreso è stata la mia voce. Non ho mai studiato canto, ma nella sigla finale dei Promessi Sposi io cantavo Lucy, nei panni di un improbabile Manzoni. Ebbene, Mina mi ascoltò e un giorno mi telefonò”.
La Tigre di Cremona gli disse che aveva una voce piacevole e che avrebbe avuto il piacere di invitarlo a casa sua. Di primo acchito Lopez pensò ad uno scherzo, ma poi si rese conto che non lo era affatto: “Mi invitò a Lugano a incidere un brano con lei da inserire nell’album Canarino Mannaro. “Lo vuoi fare un pezzo con me?”, mi chiese. Immaginate la mia incredulità. Solo quando mi trovai a casa sua realizzai che era tutto vero”.
Lopez ha tenuto a precisare che la cantante, con lui, “fu umanissima, accogliente”. “Io – ha aggiunto – però volevo farle credere di essere un habitué delle sale d’incisione. Mi avviai con passo spedito, aprii una porta. Peccato che fosse l’anta di un mobile. Lei capì e allora fu una presenza discreta: mentre incidevamo Noi, il titolo della canzone, uscì e rientrò con due margherite che depose vicino al microfono. Poi volle cucinare e io non riuscivo ancora a credere di essere a casa di Mina con lei che preparava gli spaghetti per me”.