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Emergono nuovi tragici dettagli sulla prematura scomparsa di Paolo Calissano, attore molto noto della tv italiana a cavallo fra la fine degli anni ’90 e i primi 2000, tra i protagonisti di Vivere. Questa mattina è uscita sul Corriere un’intervista esclusiva al fratello, Roberto Calissano, che ha raccontato tutta la verità sulla morte del fratello, com’è emerso dalle ultime indagini sul suo caso.

Con le sue parole al quotidiano, Roberto Calissano ha cercato a modo suo di liberare il parente stretto dallo stigma della tossicodipendenza, che a lungo si era portato dietro come un macigno. In base alle sue dichiarazioni, dunque, Paolo Calissano non sarebbe morto per overdose accidentale: il suo sarebbe stato un vero e proprio suicidio. Qui le frasi di Roberto Calissano:

“Il pm che ha indagato per undici mesi sulla sua morte aveva disposto un esame tossicologico molto approfondito. La conclusione è stata che mio fratello non è morto a causa di stupefacenti, ma per un’intossicazione da farmaci antidepressivi.”

Alla luce di queste dichiarazioni, insomma, appare piuttosto chiaro come Paolo Calissano, quella sera, avesse deciso di togliersi la vita in maniera consapevole. Le frasi del fratello da questo punto di vista, suonano amarissime:

“Quella sera Paolo accettò il rischio di morire, molto probabilmente. Mai avrei pensato di dirlo, ma credo sia andata così. È molto doloroso per me ammetterlo.”

Roberto Calissano, a questo punto, riflette insieme alla giornalista Ilaria Sacchettoni sull’eventualità che, a questo punto, si fosse ipotizzata l’istigazione al suicido. A riguardo, il fratello di Paolo Calissano ha commentato:

“Quell’indagine ha fatto un pezzo di strada. Nel frattempo ne sono state aperte altre presso altre Procure. Ma, certo, se si fosse indagato sulle diverse possibili motivazioni relative alla morte e sul suo stato d’animo, forse, si sarebbe sciolto questo enigma.

Ma per quale motivo, dunque, l’attore avrebbe dovuto togliersi la vita? Quel che è certo è che da anni Calissano stava vivendo un momento particolarmente buio, un tunnel oscuro dal quale faticava ad uscire. Il problema principale era il fatto che da ormai diverso tempo l’attore non riusciva più a trovare un posto nel mondo dello spettacolo, che per tanti anni l’aveva accolto. Roberto Calissano, a proposito, rivela:

“Non riusciva a lavorare. Aveva scritto tre sceneggiature. Le ho lette. Sono molto belle. Una era autobiografica, raccontava una storia in una comunità, La foresta dei pini d’argento. Mio fratello era capace, appassionato.”

Il fantasma della droga

La reputazione dell’attore venne definitivamente minata da uno scandalo avvenuto nel 2005. Quell’anno, una donna brasiliana morì per overdose di cocaina nel suo appartamento a Genova. Le autorità arrestarono l’attore con l’accusa di averle venduto la droga e nei suoi confronti venne disposta un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Alla fine, Calissano decise di patteggiare una pena di 4 anni in carcere, che finì di scontare nel 2007 in seguito all’indulto.

Riguardo a questa inquietante ombra nel suo passato, Roberto Calissano ha dichiarato:

“Aspirava al diritto all’oblio. Invece i motori di ricerca continuavano a risputare fuori quell’episodio legato al consumo di stupefacenti. Non riusciva a liberarsene. Lavorare era diventato impossibile. Perciò almeno oggi, dopo la sua morte, vorrei che fosse fatta un’operazione verità nei suoi confronti.”

Alberto Muraro

Appassionato di musica, sono "multilingue e multitasking". Credo, in tutta onestà, di essere il massimo esperto italiano di casa Ferragnez. Sogno di condurre l'Eurovision Song Contest, in attesa di tornare in veste di inviato al Festival di Sanremo. Ho scritto anche un libro, Linea 148.

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