Ci sono ancora molte ombre sulla morte di Paolo Calissano, il cui corpo senza vita è stato trovato il 30 dicembre scorso da Fabiola Palese, 43 anni. Trattasi dell’ex fidanzata dell’attore. I due avevano avuto una lunga relazione, dal 2013 al 2019. Poi l’addio, ma non burrascoso: il legame di affetto e stima era rimasto fortissimo tanto che si sentivano spesso. Fabiola aveva persino le chiavi dell’appartamento di Calissano, per questo motivo è stata lei a trovare il cadavere del 54enne. Intervistata dal quotidiano Messaggero, la donna ha raccontato i dettagli degli ultimi giorni vissuti dall’artista, escludendo, come qualcuno ha ipotizzato, il suicidio. Inoltre ha smentito la versione che voleva l’attore morto da giorni, con il corpo in decomposizione al momento della tragica scoperta.
Giovedì 30 dicembre 2021, ore 20.30: Fabiola inserisce la chiave nella toppa della porta di casa di Calissano e lo rinviene privo di vita, steso sul letto nella dimora sita in via Cadlolo a Monte Mario (Roma). La scena è drammatica: la 43enne prova a scuotere l’ex compagno senza ricevere alcun cenno. Parte una chiamata al 118 ma ormai non c’è più nulla da fare. Vicino al cadavere ci sono i farmaci che servivano a Calissano per curarsi dalla depressione. Il cellulare, invece, viene trovato sul divano. La Palese spiega al Messaggero di ricordare nitidamente un dettaglio che potrebbe essere prezioso per capire cosa è realmente accaduto “La serratura non aveva le mandate inserite“.
Quindi la smentita in merito al racconto che vuole che l’attore sia deceduto giorni prima del ritrovamento della salma: “Qualcuno afferma che era morto da almeno 48 ore, ma non è vero. Ci avevo parlato il giorno precedente nel primo pomeriggio e la sera di mercoledì, alle 20.18, Paolo ha effettuato il suo ultimo accesso su Whatsapp”.
Paolo soffriva di depressione, era scoraggiato, non riusciva più a lavorare dopo essere stato travolto dai guai giudiziari. Per Fabiola, però, non sarebbe arrivato a compiere un gesto estremo. “Io – sottolinea – non credo assolutamente al suicidio. Non era da lui. Ne ha vissute tante e tante ne abbiamo superate insieme e si è sempre rialzato. Piuttosto credo che non abbia retto a tutti i farmaci che prendeva per via della sua depressione”.
Sicuramente non stava attraversando un bel periodo, fa sapere sempre l’ex compagna. Ad aumentare il suo malessere l’arrivo delle feste di Natale che lo “angosciavano amplificando il suo sentirsi solo”. Quindi? Quale sarebbe la causa del decesso? “Io penso che abbia fatto un qualche pasticcio nell’assumerli, un bombardamento di psicofarmaci, ma non con l’intenzione di togliersi la vita”.
Fabiola affronta anche il tema spinoso della cocaina. In passato Calissano ne ha abusato. C’è chi pensa che la morte potrebbe essere ricollegabile anche a quello. Non per la Palese che, dopo aver escluso l’ipotesi suicidio, mette al bando anche quella della eventuale assunzione di droga:
“La droga? No, per come lo conoscevo io e per il profondo legame che avevamo ancora, lo escludo. Però, ovviamente, non vivevo più nella sua stessa casa. Sono convinta, tuttavia, che i carabinieri chiariranno che non c’entra nulla”.
Gli inquirenti stanno indagando per morte in conseguenza di un altro reato, la porta di casa non era chiusa a chiave. Si può credere che prima che sopraggiungesse la morte per l’attore ci sia stato qualcuno in casa sua? “Mi sembra difficile – dice l’ex compagna-, in quella casa entravamo praticamente solo io e il domestico, ma lo verificheranno le indagini. Lui ormai non usciva quasi più, si era lasciato andare e forse era tornato a prendersi le benzodiazepine in dosi massicce per riuscire a dormire”.
Paolo Calissano, l’ex compagna: “Il mondo dello spettacolo gli aveva voltato le spalle”
Fabiola aggiunge che lo scorso ottobre l’attore aveva deciso di farsi ricoverare in una clinica per risolvere il problema del sonno: “Gli avevano dato un’altra cura ma non aveva sortito gli effetti sperati. E quindi, forse, era ricaduto in quella dipendenza“. Resta una certezza, cioè che Calissano si sentiva solo e messo da parte da quel mondo, quello dello spettacolo, che prima lo ha innalzato, poi lo ha dimenticato, voltandogli le spalle.
“Paolo aveva sofferto tanto, troppo nella vita. Oltre alla perdita del papà e della mamma, lo avevano segnato i trascorsi giudiziari che avevano stroncato la sua carriera. Episodi che potevano capitare a chiunque e che, però, vista la sua notorietà, lo hanno trasformato in un mostro. Gli avevano attaccato una etichetta addosso. Il mondo dello spettacolo gli aveva voltato le spalle, ma lui voleva una chance di riscatto che nessuno gli ha concesso”.
La Palese spiega poi che “continuavano a offrirgli particine o a chiamarlo solo per interviste in cui piangersi addosso. Ma si rifiutava perché aveva grande dignità”. Infine un ricordo privato dell’attore, descritto come un uomo “colto, sensibile, generoso, pulito. Un poeta che ha continuato per tutto il tempo a scrivere sceneggiature incredibilmente belle. Diceva: Se non mi vogliono come attore, almeno come scrittore…. Invece gli hanno chiuso tutte le porte in faccia“.