Divisivo il nuovo spot pubblicitario di Amica Chips. Nella clip di 30 secondi ambientata in un convento, le ostie vengono sostituite dalle patatine. Immediata la reazione di numerosi credenti e soprattutto dell’Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione di ispirazione cattolica che chiede che la pubblicità venga ritirata. Alla furia si aggiungono anche due politici ipercattolici: Mario Adinolfi e Simone Pillon.
Di sicuro fa parlare del brand la nuova campagna pubblicitaria ideata dall’agenzia Lorenzo Marini Group per Amica Chips. I protagonisti sono un convento, un sacerdote, delle suore e le già famose patatine.
Durante i 30 secondi di video, vediamo le sorelle recarsi in chiesa dinanzi al prete per prendere l’Eucarestia. Al momento di ricevere il sacramento però, all’interno del calice del Don non ci sono ostie, ma il croccante snack salato. La suora mangia la patatina per poi girarsi verso la madre superiora vedendo che anch’essa non riesce a resistere al gusto di un pacchetto di chips. A mettere la ciliegina sulla torta – e sulla polemica – è poi il claim “il divino quotidiano” che allude proprio alla sacralità del gesto.
La condanna da parte dell’Aiart
Lo spot nelle ultime ore sta facendo molto discutere, tra chi lo trova originale e chi invece blasfemo. Questi ultimi inoltre provocano i pubblicitari spingendoli a realizzare spot simili con altre religioni. Tra tutti risalta sicuramente la dichiarazione di Giovanni Baggio, presidente nazionale dell’Aiart. L’associazione dei telespettatori cattolici chiede l’immediata sospensione della pubblicità che offenderebbe la sensibilità di milioni di fedeli della religione cristiana cattolica.
Nel comunicato di Baggio le accuse sono potenti e viene fatto riferimento anche al politically correct applicato, secondo il presidente, solo in determinate occasioni e mai a protezione della fede religiosa:
Ci si appella al politically correct e alla cancel culture, ma solo contro la religione cristiana (ma solo quella) ci si sente autorizzati a qualsiasi obbrobrio?
La campagna pubblicitaria di Amica Chips, continua Baggio, sarebbe oltraggiosa, oltre che
Un tentativo penoso di risollevarsi ricorrendo alla blasfemia
Per queste ragioni l’Aiart chiede l’immediata sospensione dello spot e lo segnala all’istituto di Autodisciplina pubblicitaria, visto che – sempre secondo il presidente dell’associazione – la clip violerebbe alcune norme:
Lo spot è contrario agli articoli 1 e 10, lealtà della comunicazione, convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona, del codice di autodisciplina della comunicazione commerciale
Gli attacchi di Pillon e Adinolfi
Poco fa sono arrivate altre contestazioni, tra cui quelle di Pillon e Adinolfi. I due politici ipercattolici si uniscono alla protesta e al boicottaggio mosso dall’Associazione dei telespettatori di sensibilità cattolica e hanno espresso la loro opinione tramite i canali social.
Simone Pillon ha condiviso la foto di un ostensorio esprimendo il suo malcontento dovuto alla visione dello spot. Il politico di destra si è detto “stanco di chi sfotte la fede cristiana per fare soldi”, ma lo sfogo non si è fermato qui. Il leghista ha infatti aggiunto che non comprerà più patatine Amica Chips e che ha intenzione di muovere azioni legali nei confronti del brand:
Valutereremo insieme ai colleghi giuristi dell’associazione san Tommaso Moro un bell’esposto per offesa al sentimento religioso, magari con richiesta di risarcimento
Mario Adinolfi invece ha utilizzato addirittura delle parole scurrili per commentare la notizia. In un lungo post ha spiegato che, a detta sua, la religione cattolica sarebbe quella che più viene presa di mira per parodie e scherzi di cattivo gusto e che per altre fedi l’ironia sarebbe molto meno forte o talvolta inesistente:
Il capo dell’agenzia di comunicazione dello spot Amica Chips, Lorenzo Marini, tutto contento proclamava annunciando lo spot: “Si va in chiesa”. Molti hanno notato che “si va in moschea” non l’avrebbe detto, pure “si va in sinagoga” non è adatto perché gli ebrei sono sì ironici ma solo se la satira sull’ebraismo se la fanno da sé, altrimenti è “antisemitismo”. Il “si va in Tibet dai buddhisti” non trasgredisce, anzi, il Dalai Lama pure se bacia in bocca un bimbo se la cava con “è un’usanza locale”, solo il prete cattolico è sempre pedofilo