Altra intervista, altre dichiarazioni che hanno già fatto il giro del mondo. Il Principe Harry, da quando è volato negli Usa, va a briglia sciolta, facendo tutto ciò che ad un reale inglese non è concesso: parlare a ruota libera della propria vita privata, in particolare dei momenti bui. E per lui, momenti bui fanno binomio con droga e alcol.
Il marito di Meghan Markle, confidandosi ancora una volta con Oprah Winfrey nel corso di The Me You Can’t See, il nuovo show per Apple Tv, si è soffermato sul trauma della morte di sua madre, Lady Diana. Un lutto che lo ha sconvolto, gettandolo nelle dipendenze: “Ero disposto a bere, ero disposto a drogarmi, ero disposto a tutto pur di sentire meno male”.
Un dolore profondo, denso e lancinante. L’impossibilità e l’incapacità di esprimerlo, ‘buttarlo fuori’ in qualche modo, urlarlo al mondo hanno fatto il resto. Così si è creato un vortice fatto di silenzi e chiusure. Harry ha ammesso di essere andato in terapia solamente quattro anni fa: “Per uno come me che pensava di non averne bisogno, è stata una rivelazione”.
Quando Oprah Winfrey gli chiede da che cosa si dovesse curare il Principe risponde con fermezza: “Dal passato, volevo guarire dal passato“. Replica che indirettamente, ma nemmeno troppo, tira di nuovo in ballo la famiglia. Perché con ‘passato’ non si intende altro che la prigione di cristallo in cui ha condotto tutta la sua intera esistenza prima dello ‘strappo’ con Buckingham Palace e l’esilio volontario in terra americana a cui sono seguite polemiche e critiche roventi e feroci.
Harry si abbandona ai ricordi. Ricordi amari, sofferenti, di pena e angoscia. Ed è proprio ripensando alla vita di Lady Diana e alla sua che ha metabolizzato e concettualizzato ciò che non voleva per sé, per il suo futuro:
“Ho sempre voluto essere normale. Non volevo essere il principe Harry, volevo essere solo Harry. Da quando ho perso mamma la prima cosa che mi viene in mente è sempre la stessa. Io in auto con la cintura, mio fratello accanto e l’auto inseguita da decine di paparazzi. Senza nessuna protezione. Lei piangeva e guidava. E lo faceva ogni singolo giorno. Ogni giorno fino al giorno della sua morte. Quando mia madre mi è stata portata via poco prima del 13esimo compleanno, io non volevo più quella vita”.
E ancora: “È mia madre, mi dicevo, e voi non la conoscevate neanche. Le stesse persone che l’hanno inseguita in quell’auto, l’hanno fotografata mentre moriva nei sedili posteriori”. Sono quindi giunti ansia e attacchi di panico.
Il duca di Sussex è un fiume in piena e con la memoria torna agli anni recenti. “Dai 28 anni ai 32 anni ho vissuto un periodo da incubo. Cominciavo a sudare, la mia temperatura si alzava, scende una goccia di sudore e credi che tu stia grondando. Pensavo di sentirmi male. Quando incontravo qualcuno che sudava più di me, lo guardavo e mi calmavo”.
Quindi il rifugio più ‘semplice’, quello che ti porta ‘altrove’, per non pensare e per provare a non sentire il dolore e il malessere. Montale direbbe il ‘male di vivere’: “Bevevo e mi drogavo, facevo cose che cercavano di farmi sentire meno possibile male. Bevevo il venerdì e il sabato la quantità che potevo bere in settimana. Lo facevo non perché mi piacesse, ma perché potessi dimenticarmi di questo stato di cose. Era come se fossi sempre fuori dal mio corpo. A un certo punto mi sono detto: “Sono davvero questo?””.
Per Harry la scelta di fare i bagagli e andarsene dall’Inghilterra e tentare di rifarsi una vita totalmente diversa rispetto a quella predisposta per i reali, è stata una conseguenza logica: “La verità è che non potevo continuare a stare al gioco. Perché assomiglio davvero tanto a mia madre, ho sempre avuto l’impressione di essere fuori dal sistema. E ne ero prigioniero. L’unico modo di liberarsi è dire la verità”.