Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, si lascia andare a uno sfogo, rivelando di essere ora considerato come un criminale in Ucraina. Il noto cantautore condivide un lungo messaggio su Instagram, attraverso il quale fa questo annuncio e spiega anche cos’è accaduto. Innanzitutto spiega che il ministero degli Esteri italiano gli ha, di recente, fatto sapere ufficiale che il governo ucraino l’ha inserito nella ormai famosa lista nera. Questa blacklist contiene tutti i nomi di coloro che sono ritenuti dei criminali e degli indesiderati nel Paese.
Pertanto, Pupo precisa che qualora si presentasse alla frontiera dell’Ucraina, rischierebbe di essere arrestato. Ma perché il cantante di Su di noi è stato inserito nella lista nera? Pare che tale decisione sia stata presa poiché lo scorso anno ha preso parte al Festival russo della canzone di a Jalta, in Crimea. Detto ciò, l’ex opinionista del Grande Fratello Vip 5 ci tiene a sottolineare che questo di certo non lo fermerà.
“Peccato! Io comunque non mi fermerò. Continuerò a portare la mia musica in giro per il mondo. Dalla Russia all’Australia ed ovunque mi sarà data la libertà di cantare le mie innocue canzoni”
Proprio perché non ha alcuna intenzione di fermarsi di fronte alla decisione presa dall’Ucraina – attualmente nel caos a causa delle divergenze con la Russia – tornerà di nuovo in Crimea ad aprile “con convinzione e senza nessun timore”. Queste le parole condivise in queste ultime ore dal famoso e amato cantautore, che non ha ovviamente preso bene il suo arrivo nella blacklist.
Pupo, non solo lui nella blacklist dell’Ucraina
Ghinazzi non è l’unico artista italiano a essere finito nella famosa lista nera. Uno di questi è Al Bano. Quest’ultimo finì nella blacklist dei nemici di Kiev nell’anno 2019, in quanto venne considerato come una minaccia alla sicurezza nazionale del Paese. Tale scelta arrivò a causa della presunta simpatia che nutriva nei confronti di Putin, il più grande nemico dell’Ucraina ancora oggi.
Il cantante pugliese non riuscì affatto ad accettare tale decisione, tanto che più volte fece sapere di voler far cancellare il suo nome da quella lista. Albano Carrisi rigettò ogni accusa e pare abbia anche incontrato l’ambasciatore ucraino a Roma con lo scopo di avere un chiarimento al riguardo. Due giorni dopo, toccò lo stesso destino a Toto Cutugno.
Quest’ultimo fu definito come “agente di sostegno della guerra russa in Ucraina” e venne anche lui considerato come una minaccia nazionale, sia per il popolo che per il governo. Dunque, diventò ufficiale la richiesta di vietare a Cutugno di entrare nel Paese.