Fedez ha sganciato la bomba sulla Rai, dopodiché è scoppiato l’inferno. Il mondo dello spettacolo, in blocco, ha spalleggiato il marito di Chiara Ferragni; quello politico si è spaccato a metà; i vertici di Viale Mazzini, rimasti tra l’incudine e il martello, hanno cercato di correre ai ripari, respingendo le accuse di censura. Sulla questione, con una ‘vigorosa’ intervista rilasciata al Corriere della Sera, è intervenuto anche Piero Pelù, che ha lanciato ‘tuoni’ e ‘fulmini’ nei confronti del servizio pubblico radiotelevisivo italiano, ricordando i suoi trascorsi al Concertone Primo Maggio.
“Fedez l’ho sentito in diretta come tutti voi, quel best of di tutte le esternazioni omofobe di un partito che ancora deve 49 milioni di euro agli italiani l’ho trovato ineccepibile, non faceva una grinza”. Così esordisce il rocker, in riferimento alle esternazioni del rapper che ha incalzato la Lega.
Non una sorpresa la presa di posizione dell’artista, che a proposito di polemiche, lotte e battaglie per esprimersi in libertà ne sa qualcosa. D’altra parte l’ex Litfiba è colui che al Concertone del 1993 mise un preservativo sul microfono per protestare contro il Vaticano che “ne sconsigliava l’uso nei tempi in cui l’Aids mieteva milioni di vittime”.
Tornando al presente: quest’anno Pelù ha subito qualche pressione su cosa dire e cosa no, visti i suoi ‘precedenti’ fumantini? “Censurato no – spiega -, diciamo però che la Rai mi ha chiesto di non sparare bombe troppo grosse, che sarebbe stato un Primo Maggio delicato, di non essere troppo aggressivo insomma…”.
Insomma, anche a Piero qualche ‘indicazione’ è stata data. Un po’ quel che è successo a Fedez che ha preso la questione di petto. A proposito del rapper, cosa diavolo è successo nel dietro le quinte? I testi di quel che ha detto, come hanno potuto finire in mano, ancor prima di essere esternati sul palco, ai dirigenti Rai e ai politici? “Dicono che abbia passato il testo per farlo “gobbare” ai tecnici, perché potesse leggerlo meglio in diretta e che da lì sia nata tutta la vicenda con l’intervento successivo della Rai. Se è stato un trabocchetto, allora è un genio, ma io questo non lo so”.
Trabocchetto o no, il vaso di Pandora è stato scoperchiato. Ci vuole coraggio. Pelù ne sa qualcosa visto che è ben conscio che quando ci si espone tanto e con parole graffianti c’è poi il rischio che qualcuno arrivi a farla pagare. Come? Magari non invitandoti più per molto tempo. Una situazione simile capitò proprio al rocker dopo la ‘tuonata’ che indirizzò contro Wojtyla dal palco: “Papa te non sai una s… di ses..o e dintorni”.
“Ero infuriato – ricorda il cantante – perché aveva detto che alcune suore violentate in Congo non avevano diritto di abortire, come se fossero degli oggetti. Ma anche quelle frasi le pensai lì per lì”.
E dopo tali dichiarazioni? Cosa accadde? Finito tutto lì? Manco per sogno. Piero narra che il giorno dopo che esternò le stilettate al Papa partì per il Marocco per girare un filmato. All’epoca i social non vi erano e l’informazione correva meno rapida rispetto ad oggi: “Tutto mi arrivò sfumato laggiù. So che Celentano se la prese con me (anche se poi ci saremmo chiariti) e che scoppiò un bel putiferio. Di sicuro so quel che successe sul lungo…”
A cosa si riferisce di preciso? Sempre conversando con il quotidiano di via Solferino, spiega che dopo quel rumoroso intervento lui e la sua band furono “banditi per quattro anni, ostracizzati letteralmente e mai più invitati. E di fatto quando tornammo, nel 1997, sfumarono il nostro intervento ancora prima che ci esibissimo e ho sempre pensato fosse stata una sorta di censura preventiva. E dovetti così aspettare, da solista, il 2001″.
Dunque? In Rai c’è davvero un ‘sistema‘ che censura? E se non censura subito lo fa a posteriori? O no? “In Rai c’è sicuramente moltissima politica perché è primario il controllo dell’informazione in Italia: oggi è la giornata mondiale per la libertà e di stampa. Guarda caso in Europa siamo ultimi…”