Renato Zero a ruota libera: quel rammarico per non aver portato la sua musica fuori dall’Italia. Il furto dei cachet in America: “Rimasi così traumatizzato che non volli più saperne di volare all’estero”
Renato Zero non si ferma. Dopo quarant’anni di inimitabile carriera, il cantautore romano è tornato con un nuovo album, uscito lo scorso 4 ottobre: ‘Zero in folle’, un lavoro ‘ribelle’, nel solco della sua filosofia anticonvenzionale, classificabile come un guanto di sfida alla contemporaneità che, anche musicalmente, è sempre più artefatta, creata “con prodotti apposta per il mercato”, per usare le sue parole rilasciate di recente in un’intervista a Tv Sorrisi e Canzoni. E proprio al settimanale l’artista ha snocciolato altre pillole. Una curiosissima, legata alla sua ‘allergia’ per l’estero: tutta colpa del Canada e degli Usa, più precisamente di Toronto e New York, città in cui lo svaligiarono parecchi anni fa.
Zero e il furto oltreoceano: il furto dei cachet
“Non mi piace la mia idiosincrasia con l’aereo – racconta Zero a Tv Sorrisi e Canzoni – Mi ha impedito di portare la mia musica al di fuori dell’Italia come avrei voluto e potuto. Tutto nasce da una tournée che feci con Walter Chiari e Loredana Bertè a Toronto e al Madison Square Garden a New York”. Un episodio che l’artista ricorda molto bene e che lo segnò profondamente: “Il giorno dopo l’ultimo spettacolo qualcuno forzò la cassaforte dell’albergo e portò via tutti i miei cachet per quelle serate. Ne rimasi così traumatizzato che non volli più saperne di volare all’estero”.
Renato Zero e i talent: “Danno un messaggio sbagliato: se fallisci al primo colpo, sei finito”
Zero ha anche parlato di tv, un mezzo che conosce molto bene. A proposito dei reality come X Factor e The Voice of Italy afferma che, anche se fosse giovane, “non proverebbe nemmeno a iscriversi” perché “c’è un sovraffollamento che impedisce di capire bene le caratteristiche dei singoli ragazzi. I talent hanno cancellato il concetto di gavetta”. Inoltre aggiunge: “Danno un messaggio sbagliato: se fallisci al primo colpo, sei finito. E io ne ho visti tanti di ‘ultimi’ trasformarsi in primi, da Lucio Battisti a Vasco Rossi”