Il noto cantante Robbie Williams ha perso 15 chili negli ultimi mesi, apparendo molto smagrito nelle foto che lo ritraggono. Nonostante ciò non sarebbe ancora soddisfatto. L’ex frontman dei Take That soffre infatti di dismorfia e ad analizzare nel dettaglio questa malattia è stata la psichiatra e psicoanalista Adelia Lucattini, in un’intervista a Repubblica.
Robbie Williams e il dismorfismo
Robbie Williams vuole continuare a dimagrire per avvicinarsi a quella che, per lui, sarebbe la sua immagine ideale. In un’intervista rilasciata a The Sun, inoltre, il cantante aveva spiegato di voler ricorrere alla chirurgia estetica per farsi ritoccare le occhiaie, dato che i suoi occhi infossati non gli erano mai piaciuti. Robbie Williams non è mai soddisfatto di come si vede allo specchio: “Sull’immagine che ho del mio corpo e del disprezzo che provo per me stesso potrei scrivere un libro. È puro odio per sé stessi” aveva confidato in un post su Instagram a luglio.
Il disturbo che affligge il cantante è quello della dismorfia, di cui soffrono 2 miliardi di persone nel mondo, soprattutto adolescenti e donne. Nonostante l’importante perdita di peso, Robbie Williams sente una voce dentro di sé che lo giudica ancora: “In questo momento sono magro… ma dentro di me penso così: ‘Sei dannatamente fantastico Rob, sei riuscito a diventare magro, ma ora sei vecchio, congratulazioni, ben fatto’” ha spiegato.
Robbie Williams, inoltre, soffre di depressione e ansia da quando aveva 16 anni. Al Sun aveva raccontato di avere una natura che lo conduce a sviluppare dipendenze. Nel corso della sua vita ha combattuto contro problemi legati a droga e alcool (e non solo), contribuendo al suo aumento di peso, ma cercando sempre di disintossicarsi. “Sono incline a sabotare tutto” aveva detto, parlando di quel malessere che lo affligge. Riguardo la sua esistenza, il cantante l’aveva paragonata a delle montagne russe.
Cos’è la dismorfia: la patologia di Robbie Williams
Ad analizzare nel dettaglio il caso di Robbie Williams è stata la psichiatra e psicoanalista Adelia Lucattini, approfondendo il discorso del dismorfismo corporeo: “Si tratta di una preoccupazione eccessiva, continua e incessante che può diventare ossessione su uno o più difetti fisici inesistenti che vede solo il paziente. Questo determina un forte disagio psicologico. Quando la forma corporea diventa fobia non si riesce più a vivere, lavorare, studiare. Diventa l’attività prevalente del pensiero” ha detto.
Trattasi, quindi, di una patologia nevrotica di cui soffre il 2,5% degli adolescenti, mentre si riduce in età adulta, assestandosi all’1,7%. Può comunque essere curata: “Solo se interferisce con la vita della persona, quando causa sofferenza, ritiro sociale, e spinge a reiterare gli interventi di chirurgia estetica” ha specificato la dottoressa Lucattini, sebbene si tratti di qualcosa di ancora poco conosciuto che, secondo la psicoanalista, dovrebbe essere spiegata anche nelle scuole.
Sono gli adolescenti, infatti, a soffrire di più di dismorfia, complice anche il ricorso frequente a social media e lezioni in DAD (durante il Covid) che hanno portato ad una continua esposizione della propria immagine sullo schermo, aumentando l’attenzione a dettagli e imperfezioni.