Roby Facchinetti da pelle d’oca a Domenica In. Intervista in lacrime: “Sui carri armati di Bergamo c’era un mio parente. Faccio cose che mai avrei creduto di fare”
Roby Facchinetti è intervenuto a Domenica In, collegandosi dalla sua Bergamo, la città che assieme a Brescia sta vivendo la tragedia più grossa relativa all’epidemia da coronavirus. Una testimonianza, quella del cantante, piena di dolore, terrore e spavento, ma anche di speranza, di positività e di umanità. L’ex Pooh ha rilasciato una confessione da pelle d’oca; è emerso un uomo visceralmente innamorato della sua città, dei suoi concittadini, delle sue radici. Sono state versate tante lacrime che hanno mescolato amore, sconforto e fiducia. “Non si sta bene, troppo dolore, troppo pianto”, ha esordito Facchinetti…
“Siamo terrorizzati, spaventati. Abbiamo perso parenti e amici”
“Viviamo su un terreno minato – spiega il cantante addolorato -. Siamo terrorizzati, spaventati. Abbiamo perso parenti e amici… Famiglie intere che hanno perso mamma e papà, e rimangono sole in casa. Peggio di una guerra: in guerra si perdevano giovani. Questo virus si prende tutti, giovani e anziani, non guarda in faccia a nessuno.” Oggi Roby si appende all’ancora che lo ha sempre guidato. “La musica mi salva sempre e mi sta salvando anche adesso”, dichiara. Le lacrime affiorano, Mara cerca di darle conforto: “Sei molto provato, Roby!”. “Si molto – confida piangente – ogni volta che squilla il telefono è un colpo al cuore. Ho perso parenti, passo le giornate a consolare nipoti, amici e parenti. Ed è una cosa che non ho mai fatto. Faccio cose che mai avrei creduto di fare. I malati vanno via in ambulanza e i familiari sanno che molte volte non li rivedranno più. Mai immaginato una cosa simile”. E poi i carri armati per le strade di Bergamo, che si sono portati via le bare dei cari…
“Anche economicamente ci rifaremo, con addirittura interessi aggiunti”
“Quella fila di carri armati, poi, ha sconvolto tutti. Sopra c’erano amici, uno dei miei parenti, conoscenti. Essere qui non è facile, per niente. C’è terrore più che paura. Non capisco come alcuni non possano capire la gravità di questo virus. Non aspettiamo, rimaniamo in casa”. Facchinetti è un uomo piegato, ma non spezzato: “Questa è una condizione umana che nessuno ha mai vissuto, psicologicamente è dura. E poi cosa succederà? Usciamo tutti? Da domani potere uscire? A fare cosa? Ci vorrà tempo per elaborare. Non so come si potrà andare al cinema, al ristorante, come un mese fa. Ma sono convinto che recupereremo tutto, anche le cose che stiamo perdendo. Anche economicamente ci rifaremo, con addirittura interessi aggiunti. Noi queste capacità le abbiamo e le tireremo fuori.” Infine un affondo anche alla politica dell’odio: “In questo orribile viaggio siamo tutti uguali. Vorrei dire che siamo sulla stessa barca, anzi dico sullo stesso barcone o gommone. Siamo tutti uguali”.