Rosalinda Cannavò ha messo mano questo pomeriggio alle sue Instagram Stories per un piccolo sfogo dedicato a chi si è “permesso” di lasciare sotto alla pagina del suo primo libro su Amazon commenti fuori luogo.
Il riflesso di me, questo il titolo della prima opera di Rosalinda Cannavò, è infatti un prodotto letterario che racconta del delicato tema dei DCA. Si tratta di disturbi alimentari di cui Rosalinda, purtroppo, ha sofferto per molto tempo. Eppure, alcuni dei commenti online apparsi fanno riferimento in modo critico ad Andrea Zenga, che con la questione non ha granché a che fare. Probabilmente Rosalinda Cannavò ha inserito il suo attuale fidanzato nel libro in quanto si tratta di una persona che, in questo periodo della sua vita, è ovviamente molto importante. Chi ha lasciato solo una o due stelline, tuttavia, non ha gradito l’inserimento di capitoli a lui dedicati, considerati inutili e poco interessanti.
“Ma perché ingannare il lettore con titolo acchiappia soldi e poi scrivere capitoli che non c’entrano nulla con i disturbi alimentari come la sua storia d’amore con il figlio del portiere?” scrive l’utente Rosa, a cui fa eco anche un altro utente anonimo che dice: “Mi spiace perché trovo Rosalinda una ragazza con un potenziale enorme e una storia da trasmettere a tutti, ma vedere e leggere pseudo fanfinction (scritte tra l’altro con l’aiuto di un giornalista) lo trovo davvero un’occasione persa”.
Il giornalista in questione è Gabriele Parpiglia, che Rosalinda Cannavò ha voluto difendere a spada tratta tanto quanto il frutto della sua prima fatica da scrittrice. Su Instagram, l’ex gieffina ha commentato:
“È sminuente che il mio libro, il cui tema principale sono i DCA sia ridotto alla parentesi dedicata al mio ragazzo. Oppure criticato perché Gabriele Parpiglia mi ha creduto e ascoltato la mia storia, aiutandomi a realizzare questo progetto.”
Rosalinda Cannavò, d’altra parte, ha anche ammesso di aver semplicemente voluto raccontare la sua storia, senza la pretesa di voler diventare una scrittrice. Il suo libro, dunque, è stato più che altro uno strumento di sensibilizzazione sull’argomento e su una condizione che oggi ancora colpisce tanti ragazzi e ragazze.
Il riflesso di me di Rosalinda Cannavò: di cosa parla il libro
Nell’opera letteraria l’autrice parla del suo percorso di rinascita dopo il suo periodo più buio. Poco prima dei vent’anni Rosalinda Cannavò era infatti stata costretta a dimagrire e a presentarsi con una nuova identità. A lungo, Rosalinda Cannavò era dunque rimasta nascosta dietro al personaggio di Adua del Vesco, fingendo tra l’altro di essere coinvolta in relazioni mai esistite.
A lungo, l’attrice aveva vissuto un periodo piuttosto fortunato dal punto di vista lavorativo, ma con un pesante prezzo da pagare. Adua del Vesco è stata per tanti anni terrorizzata dai carboidrati e ossessionata dalla magrezza e dall’esercizio fisico. Ad un certo punto era persino arrivata a pesare 34 chili. Il libro, insomma, è il racconto di come è riuscita a vincere l’anoressia.