Diciannove anni all’anagrafe, ma alle spalle già diverse esperienze di successo e un percorso interiore profondo: stiamo parlando di Sangiovanni, al secolo Giovanni Damian. Il “san” è arrivato dopo perché gli è sempre stato detto di non avere il viso da bravo ragazzo. Eppure il cantante, che dopo la partecipazione ad Amici ha spiccato il volo ed è entrato dalla porta principale del panorama musicale italiano, è un giovane con la testa sulle spalle, attento, pacato, rispettoso e incline a lavorare duro. In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’artista veneto si è raccontato a ruota libera, parlando del suo passato da incompreso, del presente e del futuro.
Tutto è cominciato con il suo ingresso nel talent di Maria De Filippi. Qui, oltreché a esplodere musicalmente, ha conosciuto l’amore. Nella scuola ha infatti incontrato la danzatrice Giulia Stabile con la quale ha avviato una love story che dura tutt’oggi. Ogni tanto qualcuno si diverte a far trapelare voci di una presunta crisi. “Sangio e Giulia hanno problemi, non si vedono più sui social assieme”, l’indiscrezione che va per la maggiore. Vero che sui social si mostrano poco assieme, falso che siano in crisi. In un mondo in cui si fa a gara a strappare scampoli d visibilità sul web, sfruttando relazioni e ogni cosa intima che possa interessare agli utenti, loro se ne stanno appartati e si vivono l’amore con ‘normalità’.
“Giulia – ha spiegato il musicista – mi dà tanto, mi fa stare bene, mi vuole molto bene: è bello essere voluti bene ed è bello anche ricambiare il bene quando te ne vogliono così tanto. Per certi versi è difficile vivere una storia normale perché siamo personaggi pubblici, ma cerchiamo di viverci la nostra relazione come se fossimo due ragazzi che non fanno questo mestiere e che vogliono solo volersi bene e aiutarsi reciprocamente”.
Insomma, fuori dal palco ‘Sangio’ ha il piglio dell’antidivo. D’altra parte c’è da aspettarselo da un ragazzo che tra i suoi idoli non contempla figure controverse della contemporaneità tutto sfarzo e apparenza, bensì un totem del passato come Martin Luther King. “Quando l’ho studiato a scuola – ha raccontato – sono davvero rimasto impressionato, quell’ideale, quella forza, quel discorso mi sono rimasti impressi per tanto tempo. Quella era la sua meta: fare del bene al mondo”.
Quel che più sta a cuore a Sangiovanni è il messaggio che “si può essere liberi di essere ciò che si vuole”. Quel che maggiormente lo interessa è che la sua musica “le persone ci si possano ritrovare”. “Il mio scopo – ha aggiunto – è aiutare chi è in difficoltà. La musica è uno sfogo per tanti e lo è anche per me; a un certo punto non ero in un bel momento, ma capire che potevo esprimermi con la musica mi ha svoltato e cambiato la vita. Anche da ascoltatore, alcuni brani mi hanno fatto capire tante cose, è un po’ come fare terapia. Scrivo per me stesso, per farmi stare meglio. Ma anche per gli altri, perché si sentano accettati”.
Lui fa parte della Generazione Z. Con le generazioni prima c’è, su determinati temi, un divario non da poco. Quali sono i valori che guidano i giovani della sua età?
“La nostra è la generazione della determinazione, dell’accoglienza, della fluidità, siamo ragazzi che vogliono creare nuove cose, che vogliono entrare nel mondo degli adulti e poterci lavorare insieme. È bello vedere che i giovani di oggi capiscano la libertà di essere ciò che vogliono, stiamo sconfiggendo dei tabù che ci sono sempre stati e che probabilmente ci saranno ancora perché altrimenti non esisterebbe la trasgressione… Se non ci fossero delle regole nessuno proverebbe a cambiarle”.
Sangiovanni ammette che non tutto è rosa e fiori e che c’è anche l’altro lato della medaglia, quello meno sfavillante: “Siamo una generazione virtuale, tecnologica: meno rapporti umani, più apparenza; meno interiorità, più guarda che bel fisico, guarda che bell’orologio. Se apri i social si perde la profondità delle persone, su 20 profili almeno 17 sono di persone che pensano ad apparire”.
“Questa cosa mi spaventa – ha sottolineato -. A me interessa di più l’interiorità, lo dico in Tutta la notte: Perché pensi il contrario se il mio istinto è perverso / Ed entrarti più dentro a quel mondo che hai dentro / Per girarlo tutto e farmi una cultura mondiale / E spogliarti nuda con i vestiti addosso / Le forme più belle sono quelle che tieni nascoste”.
In più frangenti l’ex allievo di Amici ha rimarcato che ciò che c’è di più importante al mondo da salvaguardare è la libertà. Da dove viene questo valore a cui si aggrappa in modo così energico?
“Sono cresciuto in un contesto in cui c’erano tanti schemi mentali e barriere, a partire dalla scuola. Vengo da Grumolo delle Abbadesse, un paesino di 3.000 persone in Veneto; lì le persone non hanno una mentalità così aperta e io ho sempre combattuto queste chiusure, più le vedevo e più non mi piaceva, anche perché le cattiverie le ho subite molte volte e non voglio che per colpa mia le subiscano altre persone. Una volta a 14 anni corressi l’insegnante di inglese che aveva sbagliato: mi rispose che dovevo finirla, perché nel mondo del lavoro avrei preso solo schiaffi e la mia vita sarebbe andata male. Quei pregiudizi mi hanno fatto talmente male che scrivo anche per questo, noi cantanti abbiamo un potere mediatico da sfruttare in maniera positiva, non per fare hating”.