Il Festival di Sanremo 2021 si farà nelle date stabilite, dal 2 al 6 marzo, e probabilmente ci sarà anche il pubblico in presenza. Così Amadeus pochi giorni fa. Le cose però potrebbero non andare affatto in questa direzione, a partire dal pubblico. Non è nemmeno detto che la kermesse decolli nelle date calendarizzate. D’altra parte la pandemia infuria e sferza ancora il Bel Paese in lungo e in largo e nessuno sa, nemmeno gli esperti, tra più di un mese quale sarà realmente la situazione relativa all’emergenza sanitaria. A ciò si aggiunge che dopo le dichiarazioni di ‘Ama nazionale’ si sono levate voci di feroce protesta da parte di alcuni big dello spettacolo e della cultura.
Il punto è questo: da mesi tutti i teatri italiani sono blindati e nessuno può aprire per via dei Dpcm. Non c’è alcuna eccezione: le sale di prosa, dell’opera, di balletto, dei cinema e i palchi dei concerti sono tutti fermi, con ciò che ne consegue dal blocco di un intero settore (lavoratori senza introiti, gestori senza ricavi etc etc). A dir la verità un’eccezione ci sarebbe: Sanremo appunto. Ed è qui che casca l’asino e pure la protesta che nelle scorse ore ha assunto le sfumature dell’indignazione.
Tra le voci più note che si sono espresse sulla vicenda c’è quella di Emma Dante, regista teatrale di prosa e lirica affermata a livello globale. Su Facebook la drammaturga ha scritto parole inequivocabili: “Se si decide di fare Sanremo con il pubblico, si riaprono i teatri e i cinema. È pacifico”. Insomma, ok Sanremo, ma se si va in scena, deve esserci un via libera per tutti: questo il succo del discorso della Dante.
A sostegno della drammaturga è giunta Manuela Kustermann, attrice e direttrice del teatro Vascello di Roma. Quest’ultima è stata assai più dura della collega “Se il Festival di Sanremo apre al pubblico, mobilitiamoci, scendiamo in piazza. Ci sentiamo mortificati, dimenticati. Si parla di turismo, mai di cultura, mai di teatro. È vergognoso che da mesi il ministro Franceschini sia latitante, non dica nulla, non si esponga”.
Non solo voci ‘interne’ al teatro hanno picchiato duro sulla eventualità di un Sanremo con il pubblico in presenza. Infatti anche Renzo Arbore, personaggio televisivo dalle mille sfaccettature, ha dichiarato:
“Il Festival faccia di necessità virtù. Il pubblico vero non si può avere ma dei figuranti sì. Basteranno ad Amadeus e Fiorello che sono bravissimi e sapranno inventarsi qualcosa di adatto per giocare comunque. Non si può fare finta di niente: gli spettatori sanno benissimo che teatri e cinema sono ancora chiusi e che è un Festival nato in una pandemia”.
Persino uno dei volti sanremesi più noti, che con il Festival ormai fa binomio, si è espresso, parlando addirittura di rinvio. Trattasi di Albano. Secondo il pugliese un “Festival a metà” non ha ragion d’esistere e quindi si domanda se “non sarebbe meglio aspettare tempi migliori”. Insomma, Carrisi si è chiesto se non sia il caso di rinviare. Che tra l’altro era l’idea iniziale di Amadeus che qualche mese fa, spalleggiato dall’amico Fiorello, affermava in maniera perentoria che Sanremo o si sarebbe fatto con il pubblico o non si sarebbe fatto. “Non c’è alcun piano B”, chiosava.
Intanto la macchina organizzativa del concorso continua a lavorare tra mille ostacoli con i discografici che, come rende noto il quotidiano La Stampa, hanno chiesto alla Rai di far sapere al più presto (e il tempo stringe) quale sarà il “serio protocollo sanitario” da rispettare. Protocollo che dovrebbe avere il via libera dal Cts, il Comitato Tecnico Scientifico. Nel frattempo il Codacons si è detto pronto a rivolgersi al Tar per bloccare la kermesse.
In questo caos la Commissione di vigilanza Rai ha convocato per martedì il direttore di Raiuno, Stefano Coletta, per capire meglio come la rete ammiraglia del servizio pubblico vuole muoversi. Chissà se questo Festival ‘s’ha da fare’ oppure no. Al momento si è impantanati in una palude da cui è difficile uscire.