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La notizia ha del clamoroso: il Tar della Liguria, ossia il Tribunale amministrativo regionale, ha sentenziato che è illegittimo che il Festival di Sanremo sia affidato direttamente alla Rai da parte del comune. La decisione dei giudici è contenuta in 58 pagine in cui vengono spiegati a livello giuridico i motivi che hanno spinto le toghe a prendere tale tipo di scelta. E adesso che succede? Che cosa ne sarà del Festival 2025 di Carlo Conti?

L’edizione che si svolgerà tra pochi mesi è stata salvata. Dunque, per il 2025, la Rai organizzerà la kermesse, poi invece il comune di Sanremo sarà obbligato a procedere tramite pubblica gara, che dovrà essere aperta agli operatori del settore eventualmente interessati. Altrimenti detto, l’emittente pubblica non si vedrà più affidata la manifestazione canora senza dover muovere un dito.

Tornando all’edizione 2025, ecco le motivazioni delle toghe relative al salvataggio: “Risulterebbe evidentemente sproporzionato e irragionevole incidere sull’edizione del Festival già svolta e sull’edizione che si svolgerà tra pochi mesi”.

Festival di Sanremo: il ricorso e cosa succede ora

Come si è giunti a una simile situazione? La faccenda è nata dal ricorso presentato dall’etichetta discografica JE, il cui managing director è Sergio Cerruti. L’uomo è anche a capo di Afi (Associazione Fonografici Italiani). JE ha lottato per far sì che il comune di Sanremo non concedesse alla Rai l’uso in esclusiva del marchio “Festival della Canzone Italiana”.

La tv pubblica naturalmente ha provato a far sì che la situazione non mutasse sostenendo sue memorie “che l’inscindibile legame esistente tra il marchio e il format di Rai impedirebbe al comune di concedere l’uso in esclusiva del marchio a soggetti che abbiano elaborato un format alternativo a quello di Rai. Non potrebbe, quindi, avere luogo una procedura di evidenza pubblica per l’individuazione di un operatore cui concedere l’uso in esclusiva del marchio, perché detto operatore non potrebbe che essere la stessa Rai”.

Tuttavia i giudici non hanno accettato tale motivazione e nemmeno l’hanno ritenuta valida in quanto sono arrivati a concludere che il marchio, per definizione, “è il segno distintivo dei prodotti o dei servizi dell’impresa, ossia è un segno che identifica un prodotto o un servizio al fine di differenziarlo da altri prodotti o servizi (simili) offerti dai concorrenti. Identificare, come propone Rai, il marchio con il mero titolo di un format di cui, per tutte le componenti diverse dal titolo, sarebbe titolare Rai è fuorviante”. Insomma, per farla breve, Sanremo è una cosa, la Rai un’altra. E non c’è legame indissolubile che tenga innanzi alla legge.

Il Tar: la Rai non è sinonimo di garanzia di miglior livello qualitativo

Le toghe hanno inoltre sentenziato che è opportuno che venga fatto un bando pubblico anche perché non sta scritto da nessuna parte che la Rai sia in grado di garantire un miglior livello qualitativo rispetto ad altre realtà del settore. Anzi viene spiegato che, senza più l’affidamento diretto, ci sarebbe più concorrenza che potrebbe elevare la qualità del prodotto:  “L’eventuale indizione di una procedura di evidenza pubblica e la conseguente possibilità per altri operatori di formulare le proprie offerte ben potrebbero, in futuro, consentire di elevare ulteriormente il livello tecnico qualitativo finora riscontrato dall’amministrazione comunale”.

La Rai pronta al ricorso

Il Corriere della Sera scrive che fonti dell’azienda Rai hanno fatto sapere che sarà presentato ricorso al Consiglio di Stato.

Mirko Vitali

Nato in una città del Nord, un paio di lauree umanistiche e un master in critica dello spettacolo. Si diletta a scrivere di televisione e dell'infernale mondo del gossip del Bel Paese (è convinto che qualcuno dovrà pur farlo questo ingrato mestiere di spifferare i fattacci altrui).

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