Le minacce di morte quotidiane, le otto denunce nei confronti di Fabrizio Corona, l’ondata d’odio e diverse altre questioni spinose: sono tutti temi di cui ha parlato Barbara Indovina, l’avvocata penalista di Selvaggia Lucarelli. La legale, intervistata dal Corriere della Sera, ha spiegato che nei confronti della sua assistita, negli ultimi mesi, è aumentato il clima d’odio. Ad essere colpito di riflesso da tale situazione anche Lorenzo Biagiarelli, il compagno di vita della giornalista. Pure lui di recente ha dovuto fare i conti con minacce e vessazioni.
“Temo per l’incolumità della mia assistita, riceve minacce di morte quotidiane”. Così Indovina parlando della sua cliente Lucarelli. L’avvocata ha aggiunto che i soggetti che scrivono le peggiori cose alla sua assistita sul web si nascondono dietro a profili falsi. Inoltre ha spiegato che gli insulti e le vessazioni hanno origine da un clima che si “basa su notizie false, diffuse da soggetti con un enorme seguito, che mettono in discussione il lavoro della magistratura italiana”.
Risale a pochi giorni fa un episodio finito su tutti i quotidiani italiani con protagonista Selvaggia Lucarelli che, nel corso della presentazione alla Mondadori di piazza Duomo (Milano) del libro di Serena Mazzini “Il lato oscuro dei social network”, ha fatto il dito medio a Massimiliano Zossolo della seguitissima pagina Instagram “Welcome to favelas”. L’uomo ha fatto delle domande sul caso della ristoratrice Giovanna Pedretti che nulla avevano a che fare con la presentazione del libro. Inoltre va ricordato che sulla vicenda è stata svolta un’indagine dalla procura di Lodi che ha archiviato il caso.
“Zossolo non ha mai perdonato a Lucarelli il fatto che lei, con un suo lavoro di inchiesta, nel 2017 abbia fatto chiudere pagine Facebook d’odio di cui Zossolo era amministratore”, ha dichiarato l’avvocata che ha aggiunto che attorno a Selvaggia c’è dell’odio in quanto è “una donna forte, una giornalista e una scrittrice che prende posizioni scomode, che ha il coraggio delle proprie idee”.
Secondo la legale si è innanzi a una nuova e preoccupante tipologia di comunicazione social innervata di viralità tramite la quale si sta “sdoganando “l’offesa, il body shaming, l’attacco a personaggi noti”. Barbara Indovina ha poi parlato ampiamente di Fabrizio Corona che ha apostrofato in svariate occasioni la giornalista con termini come “cicciona” e “strn*a”. La Lucarelli ha sporto otto denunce contro l’ex re dei paparazzi. La prima per diffamazione è datata gennaio 2024. Per l’avvocata, l’atteggiamento di Corona viene emulato da altre persone, spesso molto giovani:
“Corona aveva iniziato ad apostrofarla con parole irripetibili (“stron*a cicciona”, ndr). Da allora, in poco più di un anno, Selvaggia ha ricevuto centinaia di messaggi da persone (spesso giovanissimi) che la apostrofano con quelle stesse parole attraverso messaggi, video tra le risate, in tutti i canali social: postare il dileggio è diventato lecito, questi contenuti di odio sono diventati virali. Negli ultimi tre giorni sono arrivate le minacce di morte. Le indagini sono in corso. Se il dileggio e il disprezzo diventano un’ossessione e una pratica quotidiana accompagnata da minacce, a mio parere e anche per la Giurisprudenza, si tratta di stalking”.
La legale penalista è poi passata a fare esempi concreti, sottolineando che a suo avviso si è innanzi a un comportamento di stalkerizzante quando “Corona scrive: “Mi devi ammazzare se mi vuoi fermare”” e “annuncia di aver acquistato il biglietto per lo spettacolo che Biagiarelli farà a teatro”, anticipando che gli porrà domande su Giovanna Pedretti. E ancora, ha ricordato che l’ex re dei paparazzi ha diffuso “il nome del locale dove lavora il figlio di Selvaggia” dicendo “in video che andrà a trovarlo”. “Pure il fratello della mia assistita ha ricevuto velate minacce. Questo è un modo per colpire la donna, da compagna, mamma e sorella”, ha spiegato Indovina.
L’avvocata ha aggiunto che lei e la sua assistita continueranno “ad avere massima fiducia nelle forze dell’ordine e nella procura, la stessa che ogni vittima deve avere”. “La giustizia non la si trova sui social, attraverso notizie false, ma in tribunale. Non ci si sostituisce alla magistratura in uno Stato di diritto. È una questione di civiltà”, ha concluso la legale.