Serena Bortone è uno dei personaggi del momento. Lei ha fatto deflagrare il caso censura di Antonio Scurati che nel suo programma in onda su Rai Tre, Chesarà…, avrebbe dovuto leggere un monologo sul 25 aprile contenente anche dei passaggi non teneri contro il governo di Giorgia Meloni. Si sa come è andata a finire: l’ospitata è stata cancellata per “motivi editoriali” e non economici come inizialmente sostenuto dai vertici Rai. Il resto è di dominio pubblico: c’è stata un’ondata di indignazione.
Vanity Fair ha raggiunto la conduttrice e l’ha intervistata. La Bortone si dice tranquilla, anche se già hanno iniziato a circolare voci di un suo possibile spostamento. D’altra parte è una situazione che ha già vissuto con Oggi è un altro giorno. La trasmissione andava bene su Rai Uno, ma la nuova governance Rai ‘meloniana’ ha deciso di farla saltare per piazzare La volta buona di Caterina Balivo. Un’ideona: il nuovo show ha dati più bassi di quello che lo ha preceduto.
I colleghi di Vanity Fair che hanno chiacchierato con la giornalista, le hanno domandato se oggi si sente libera a lavorare in Rai oppure no. “Ho sempre lavorato nel confronto con chi era sopra di me – ha sottolineato la Bortone -, e quando non mi vengono date motivazioni su alcune scelte io devo difendere la mia professionalità e la mia dignità giornalistica. Io non potrei vivere e lavorare nella non libertà”.
Fiorello, a VivaRai2!, tra il serio e il faceto ha detto che stanno cercando di spostarla ovunque. Dopo la vicenda Scurati, la conduttrice come immagina il suo futuro nella tv pubblica? “La fuga non è mai una soluzione. Io cerco di fare il mio dovere con onestà e con lealtà, e poi l’azienda decide. Io non ho secondi fini“. Tradotto, non si piegherà certo a prendere scelte non in linea con i suoi principi. Poi sarà quel che sarà.
Serena Bortone rivendica con orgoglio l’essere antifascista
In occasione della ricorrenza del 25 aprile, la Bortone ha inoltre evidenziato con orgoglio il suo essere antifascista. Un tema su cui non tergiversa in alcun moo: “La mia formazione è stata molto legata ai valori della Resistenza, e quindi a quelli della Costituzione. L’antifascismo è fondamentale per qualunque cittadino italiano, è nel dna del nostro comune sentire”.
E ancora: “Come si fa ad avere nostalgia del Fascismo? Non si può avere nostalgia di un periodo della nostra Storia che ha portato morti, oppressione del libero pensiero, le leggi razziali. Se noi siamo liberali, figli dell’illuminismo, della Rivoluzione francese, il non dichiararsi “antifascisti” è semplicemente anacronistico oltre che preoccupante”.
La giornalista ha poi rimarcato che pensa che sia incredibile come alcune persone non capiscano che il dichiararsi antifascisti c’entri con la democrazia, l’uguaglianza e la libertà. E non le preferenze politiche. Quindi ha sottolineato che combattere il fascismo furono comunisti, socialisti, monarchici, Don Sturzo e i cattolici… “Tutti uniti dalla necessità di combattere il nazifascismo”, ha concluso la Bortone.