The Midnight Sky, il film tratto dal romanzo d’esordio di Lily Brooks-Dalton (La distanza tra le stelle, 2016) e che vede protagonista George Clooney (Augustine Lofthouse), è sbarcato su Netflix ed è stato uno dei prodotti audiovisivi più visti del colosso dello streaming di recente, stimolando pareri contrastanti di pubblico e critica. In questo articolo di approfondimento si vuole dare una chiave di lettura di diversi passaggi dell’opera che presenta alcuni aspetti ‘misteriosi’ e quindi da decifrare.
Fin da subito si comprende che si è proiettati in un futuro distopico, essendo l’intreccio delle vicende ambientato nel 2049. Chiaro anche che la Terra abbia dovuto affrontare una catastrofe che ha messo a dura prova l’esistenza umana. Via via che si dipanano gli eventi si capisce che l’aria è ormai ovunque irrespirabile sul pianeta, eccezion fatta per alcuni luoghi sotterranei e per alcune parti delle regioni polari (tuttavia anche in queste ultime ormai si è giunti agli sgoccioli).
Ma che cosa ha innescato la tragedia globale? Il motivo vero e proprio non è mai chiarito dettagliatamente durante lo svolgersi della trama. Tuttavia, quando Augustine incontra un superstite tra i ghiacci si notano sul volto di quest’ultimo delle ferite che sembrano essere dei segni letali lasciati da radiazioni. Probabile quindi che a scatenare la fine del mondo sia stata una catastrofe atomico-nucleare, forse una guerra o forse una duratura trascuratezza dei problemi ambientali.
The Midnight Sky, chi è la bambina Iris?
All’inizio del film Clooney-Augustine trova una bambina nella base in cui crede di essere rimasto solo (non si è messo in salvo nel mondo sotterraneo con le altre persone perché malato terminale. Da qui la decisione di provare a essere utile in qualche modo, più nello specifico nel provare a entrare in contatto con altri esseri umani impegnati nelle missioni spaziali. Cosa che alla fine gli riesce). Fino alla conclusione del film si crede che la piccola sia reale, ma il finale rivela il contrario. Cioè che Iris altri non è che la proiezione della figlia che Augustine ebbe dalla sua ex compagna Sullivan parecchi anni prima.
A far propendere per questa spiegazione ci sono diversi episodi. Nei tanti flashback che interrompono la narrazione principale viene descritto il giovane Augustine (Ethan Peck), uno studioso ossessionato dalla sua professione e dalla sua ricerca (capire se una delle lune di Giove, chiamata K-23, possa ospitare la vita). Così Augustine, totalmente assorbito dal suo lavoro, si allontana dalla fidanzata che vorrebbe un figlio da lui.
Quel figlio, o anzi figlia, sembra invece che abbia visto la luce. Sempre in un flashback la donna compagna del giovane Augustine va da quest’ultimo chiedendogli se la vuole “almeno vedere (la piccola, ndr)”. Dopodiché si nota la medesima donna andarsene con la piccina, senza che però sia mostrato il viso della bimba. Viene mostrato solo nel finale, sempre con un flashback che riprende la scena in cui il volto venne nascosto: quella bimba è Iris, ossia la creatura che Augustine ha trovato nella base deserta. Le sorprese però non sono finite qui. Se la piccola non è reale, la vera Iris, quella cresciuta, dove è?
Altri non è che Sully (Felicity Jones), un membro della missione Aether, di ritorno sulla Terra dopo l’esplorazione di K-23 e dopo aver scoperto che tale luna di Giove è abitabile. Sully altri non è che l’abbreviativo di Sullivan, il cognome di sua madre. Vale a dire dell’ex compagna di Augustine. Così il cerchio si chiude: è palese che Iris sia un’allucinazione ‘salvifica’ per Augustine che tramite la proiezione della figlia sempre trascurata riesce a rendersi utile per la Aether. Dice agli astronauti di tornare sulla luna di Giove per non morire, visto che la Terra è ormai devastata. Sully/Iris è salva grazie a quel padre che mai la volle conoscere e che in punto di morte riesce a liberarsi un poco dal senso di colpa.