Musica, passione, curiosità, bisogno di non rimanere intrappolati nel trambusto mediatico imperante, il padre mai conosciuto e quella madre severa ma in grado di ricoprirlo d’amore: sono queste le ‘coordinate’ della vita di Tommaso Paradiso che si è raccontato a ruota libera al Corriere della Sera. Non tutti sanno che suo papà se ne andò di casa quando lui aveva 6 mesi senza più farvi ritorno. E oggi? Il cantante ha ricucito con il genitore? No. Lui si è fatto vivo su Instagram in un’occasione, Paradiso lo ha evitato. Tommaso non è persona incline a retoriche di alcun genere: il suo nucleo famigliare sui generis è stato composto da sole due figure, vale a dire se stesso e l’adorata mamma. Nessun rimpianto, quella per lui è stata la “famiglia giusta”.
“All’inizio – ha spiegato al quotidiano di via Solferino – non mi accorsi neanche di avere un padre. Per questo sorrido quanto ascolto certi discorsi sulla necessità delle due figure tradizionali come garanzia di una famiglia perfetta. Per me, bambino, era quella formata da mia madre e da me, la famiglia giusta. Mamma, per sopperire all’assenza di una figura maschile, è stata molto severa. Talvolta mi incuteva persino terrore, lo faceva per proteggermi, perché poi mi ha sempre ricoperto d’amore e di cura e mi ha sempre lasciato libero di fare la mia strada”.
Ancora oggi con la madre è legatissimo. A tal proposito ha narrato un aneddoto capitato di recente che ben rende il rapporto profondo che lo lega alla figura materna: “Sono stato a pranzo con lei e a un certo punto, eravamo su una terrazza da cui Roma sembrava ancora più bella, si è messa a piangere. Era semplicemente contenta che fossimo insieme, tutto qui”.
Tornando al padre, Paradiso ha spiegato che un giorno si è rifatto vivo, contattandolo su Instagram. “Non l’ho mai conosciuto. Si è fatto vivo solo una volta, su Instagram”, ha raccontato. Quando l’uomo ha deciso di provare a mettersi in contatto con il figlio? Quando Tommaso aveva postato una frase tratta dal suo brano “Dr. House”. In foto era con Carlo Verdone, al quale è legato da un legame di amicizia e stima. La frase che aveva pubblicato era: “Ma forse cerco solo un padre”. Fu allora che gli arrivò un messaggio in direct da parte del genitore che lo abbandonò:
Lui ha scritto sotto “Guarda che un padre tu ce l’hai”. Non ho mai risposto, non voglio farmi del male, non voglio cercare tormento. Non so cosa lui abbia fatto nella vita e il suo volto l’ho visto solo quella volta, quando sono risalito al suo profilo. Non ho provato emozioni. Lo schermo del cellulare raffredda, mette distanza. E poi ora non ho più paura del vuoto”.
L’artista ha poi virato su un tema differente, gli attacchi di panico. Ne ha sofferto parecchio in passato. Oggi le cose vanno meglio, grazie anche e soprattutto a un percorso di analisi. Tutto cominciò nell’adolescenza, vale a dire in quel periodo della vita in cui si inizia a scoprire il mondo ma in cui si è più vulnerabili.
“Il primo episodio fu quando avevo diciotto anni, alla fine della scuola. È un momento difficile, per i ragazzi. Ci si separa da molte certezze e da quel momento di attesa e di scoperta che è l’adolescenza e ci si sente proiettati in una dimensione sconosciuta, chiamati a fare sul serio. In classe, lo ricordo ancora, fui impressionato da un quadro del Seicento in cui veniva rappresentato un uomo con il corpo da angelo e la testa da diavolo. Mi mancò il respiro, corsi fuori a cercare aria e acqua da gettarmi sul viso. Da allora ne ho avuti molti di episodi così e una volta sono anche finito in ospedale. Ora sono quasi spariti e comunque l’analisi mi ha dato gli strumenti per razionalizzarli e dominarli».
Infine un pensiero piuttosto amaro sul post Covid. Quando scoppiò la pandemia i più ottimisti sostennero che un simile evento avrebbe aggregato le persone, ne avrebbe tirato fuori il lato più generoso e altruista. Si sa come è andata a finire. Di casi di altruismo ce ne sono stati, ma in generale non si può certo dire che la società ne sia uscita più forte. Anche Paradiso la pensa in questo modo: “Siamo tutti sfiniti, abbiamo creduto che il virus, mettendo a repentaglio le nostre vite, ci avrebbe uniti. Invece ci ha sgretolato, destrutturato, reso fragili ed esasperato la nostra emotività”.