Val Kilmer, divo hollywoodiano che ha avuto ruoli immortali nella storia del cinema – è stato Iceman nell’intramontabile Top Gun, giusto per citarne uno -, ha dovuto lottare contro un cancro alla gola. Della sua battaglia contro il tumore, l’attore 61enne ne ha parlato nel documentario Amazon “Val”, co-diretto da Leo Scott e Ting Poo, e prodotto dalla stessa famiglia Kilmer (ci hanno lavorato i figli di Val: Jack, 26 anni, e Mercedes, 29).
Il divo in questi anni si è dovuto sottoporre a diversi cicli di radioterapia e chemioterapia con annessa tracheostomia: le cure gli hanno procurato danni permanenti alle corde vocali e quindi è mutata anche la sua voce. Non proprio una cosa da nulla per qualsiasi persona, figuriamoci per un attore che lavora anche con il suono vocale. Kilmer, dopo aver affrontato il cancro per molto tempo, lo ha finalmente battuto e, di recente, è stato uno dei protagonisti dell’ultima copertina del prestigioso magazine People.
“Ovviamente suono molto peggio di come mi senta“, racconta il 61enne nel prodotto Amazon, mentre udiamo la sua voce profondamente cambiata, fattasi più flebile e roca. “Non posso parlare senza tappare il buco che ho in gola”, aggiunge, per poi spiegare che chi è nelle sue condizioni di salute deve fare scelte per nulla comode, quotidianamente. “Devi fare la scelta tra respirare o mangiare”, dichiara, facendo notare che per alimentarsi ha bisogno un sondino.
Kilmer, vinto il tumore, si dice pronto ad abbracciare ciò che gli riserverà il futuro, da qui in avanti non si preclude niente. Un occhio anche al passato, dove non sempre ha avuto atteggiamenti esemplari. Ma non rinnega nulla: “Mi sono comportato in malo modo con alcuni. Non rinnego niente di tutto questo e non ho rimpianti perché ho perso e ritrovato parti di me che non sapevo esistessero. Sono benedetto.”
Sul percorso del divo e sulla sua storia, si sono espressi anche i registi del documentario Amazon, Scott e Poo, che hanno raccontato a People di aver conosciuto personalmente l’attore e di aver scandagliato gli archivi alla ricerca di materiale prezioso inedito che lo riguardasse.
“Ci siamo avvicinati a lui tre anni fa”, dichiara Scott che già aveva incontrato Kilmer quando era impegnato con il progetto Cinema Twain. Fu là che scoprì un divo sui generis, ricco di sfumature. “Non ha la vanità che ti aspetteresti da qualcuno della sua fama e celebrità. Non c’è mai stato quel tipo di artificio o protezione che le persone che sono veramente famose devono mettersi intorno”, spiega Scott.
Il regista parla, sempre riferendosi a Kilmer, di una “persona stratificata” in cui convivono la “giocosità infantile” e al contempo una “profonda saggezza di qualcuno che ha seguito un percorso spirituale per tutta la vita”. “Ha molti opposti che lo rendono incredibilmente interessante, ed è un po’ il motivo per cui il nostro film è così interessante”, chiosa Scott.
In questi anni, nonostante i problemi di salute, l’attore ha sempre continuato a lavorare su più fronti. Uno è quello che concerne il suo impegno relativo alle sue attività artistiche connesse alla sua gallery HelMel Studios, che ha sede a Los Angeles. Non ha nemmeno abbandonato il set. Nel 2020, con sua figlia Mercedes, ha avuto un ruolo nel thriller Paydirt. Piccola parte anche nell’imminente Top Gun: Maverick.
“Non ha smesso di esprimersi in modo creativo”, rileva sempre il regista Scott: “Fa delle opere d’arte incredibili. È sempre positivo e non è uno che si autocommisera”. “Si è evoluto come tutti noi – conclude -, ma dai suoi vecchi filmati si scoprono tematiche simili: è sempre stato una persona spirituale, è sempre stato incredibilmente creativo, super esilarante ed è sempre stato così innamorato dei suoi figli, e tutto questo è rimasto”.