Protagonista della nuova fiction Mediaset, Viola come il mare, è la sinestesia, la malattia di cui soffre la protagonista Viola Vitale a cui presta il volto Francesca Chillemi. Un super poter che sarà di grande aiuto alla giornalista per aiutare l’ispettore capo Francesco Demir (Can Yaman) in diversi casi di cronaca nera.
Il titolo Viola come il mare non fa semplicemente riferimento al nome della protagonista interpretata dall’ex Miss Italia. Il significato profondo è legato infatti ad una sinestesia, ovvero una figura retorica molto usata in letteratura: un’associazione di parole che appartengono a due sensi diversi.
La sinestesia di Viola è la capacità di capire le persone e le cose al di là delle apparenze: ogni luogo, oggetto o essere umano che guarda si unisce a una musica e la musica a un colore. Il “problema” sorge quando c’è qualcuno che non ha musica né colore e da quello è “meglio tenersi lontani”.
Che cos’è la sinestesia
La sinestesia è una condizione strana, piuttosto rara, che indica un’esperienza di percezione simultanea. È un fenomeno percettivo di natura neurologica, presente fin dall’infanzia, in cui avviene un sincronismo funzionale di due organi di senso, pure se la stimolazione riguarda uno solo di questi.
Sono poche le persone che sperimentano questa condizione e che possono, ad esempio, udire un suono e simultaneamente vedere dei colori o un simbolo geometrico oppure sentire delle parole e avvertire un sapore.
È un fenomeno di cui la scienza conosce ancora poco. Secondo le statistiche la percentuale è tra lo 0,05 all’1% della popolazione generale, anche se studi più recenti riportano un dato più alto, circa il 4%.
Le cause della sinestesia
La scienza sta ancora esplorando le basi neuro-fisiologiche della sinestesia. Secondo le teorie più accreditate, l’origine di questo fenomeno si deve alla diversità delle connessioni neuronali tra le diverse zone del cervello, quelle deputate a elaborare le informazioni che provengono dai cinque sensi. Si tratterebbe di un differente sviluppo neuronale caratterizzato da connessioni atipiche tra aree del cervello che normalmente non interagiscono tra loro.
Anche l’assunzione di sostanze allucinogene (LSD, mescalina e altri funghi) può favorire l’insorgenza di sinestesie, seppur temporanee. La stessa cosa può succedere in altri casi quali: danno cerebrale, traumi cranici, patologie neurologiche.
Nei casi principali questo fenomeno si manifesta in condizioni di normalità e accade in maniera del tutto involontaria. La maggior parte dei sinesteti è così fin dalla nascita. Alcuni di loro (circa un terzo secondo i dati) hanno un parente con le stesse peculiarità percettive.
Tra i cromosomi coinvolti c’è il cromosoma 2, la cui anomalia è collegata a disturbi del neuro-sviluppo come l’autismo. Alcune alterazioni sensoriali sono comuni nei Disturbi dello Spettro Autistico, compresa la sinestesia.
Tipi di sinestesia
Esistono diversi tipi di sinestesia. La più comune è quella grafema-colore, in cui ogni numero o lettera dell’alfabeto produce la visione di un colore specifico. C’è poi quella audio-visiva, che si manifesta quando un suono o una melodia generano stimoli visivi che possono essere colori (cromestesia) o altri elementi come forme geometriche.
E ancora tattile-specchio, che comporta osservare altre persone che sono toccate induce sensazioni tattili fisiche sul corpo del sinesteta; e lessico-gustativa, che arriva quando ad una parola ascoltata si associa un particolare gusto.
La diagnosi della sinestesia
Su Google ci sono diversi test, più o meno attendibili, per verificare la sinestesia. Ad oggi non esiste un protocollo unico per la sua valutazione; un gruppo di ricercatori americani ha però ideato la Synesthesia Battery, una raccolta unificata di test e liberamente accessibile online (http://www.synesthete.org). Si tratta di un questionario di 80 domande disponibile online i cui risultati sono subito visibili e quantificati con un sistema di punteggio standard.
Esempi di anestesia
La prima traccia conosciuta di sinestesia nella letteratura scientifica è quella del medico e filosofo inglese J. Locke nel 1690 che riporta il racconto di un cieco che descriveva il colore rosso come “suono di tromba”.